top of page
Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

PRIMAVERA NON BUSSA. Una luce poco fa


(Piccole occasioni di gioia quotidiana)



Ogni anno, all’inizio della primavera, mi torna in mente una frase: “Per quanto stiamo attenti, non riusciamo mai a cogliere il momento esatto”. La pronunciò una mia compagna di università, di nome Annalisa, vestita con un gonnellone indiano, una maglia nera di cotone leggero e un giubbino di finta pelle. Sedute sull’erba delle aiuole davanti al cinema Capitol, mangiavamo tramezzini freddi, in attesa che, tra il buio delle poltroncine di velluto rosso, iniziasse una nuova lezione.


Il cielo di Torino era turchese, sfolgorante. Le foglie nuove degli alberi, di un verde tenero, creavano un merletto delicato, entusiaste di quello sfondo.

La fotografia di quel dialogo fra noi due, stupite davanti alla bellezza della nuova stagione, è indelebile. Guardo e riguardo quell’immagine con affetto tutti gli anni, e ogni volta formulo l’identico proposito, quello di dimostrare ad Annalisa, ovunque la vita la abbia portata, che ha commesso un errore: la primavera è scritta nell’inverno, basta solo saperla leggere.

Quest’anno ci sono riuscita.


Passando e ripassando per la stessa strada nel verde, sulla lingua d’asfalto che porta a un piccolo borgo sopra il cimitero, guardando e riguardando mille volte le dita degli alberi, spiando cadere le ultime foglie secche, osservando poi spuntare le gemme come anelli opachi, ho visto arrivare la primavera in una carrellata di attimi progressivi, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Anche sotto le rare piogge, ho apprezzato i minuscoli cambiamenti – questione di millimetri – fino alla comparsa di sparuti puntini verdi, simili a un velo di tulle, avvisaglie dell’esplosione delle nuove foglie. Da novembre a marzo, ho assistito a un unico, grande flusso di cambiamento, che non si è mai fermato, e che ancora adesso continua a vibrare di energia e di fiducia.


Soltanto ora, mentre scrivo, mi accorgo che Annalisa aveva ragione: non si può cogliere il momento in cui inizia la stagione della luce. Non è un fatto puntuale, è un processo, uno spettacolo, e per assistervi si deve pagare un biglietto: rinunciare a quello stupore che nasce dall’essere sulla punta del baratro, pronti al volo.

Così, quest’anno, la primavera non mi ha sorpresa. L’ho sentita arrivare da lontano, quando era ancora autunno. Indossava un abito d’argento e tremava per il freddo. Mi ha guardato e mi ha sorriso, indicandomi due ragazze a piedi nudi su un prato di città, in attesa della lezione, o forse della vita.



Photo by Claudio Castellini

Elena Nieddu

Nata a Genova nel 1974, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Torino, ha conseguito il praticantato giornalistico all’Ifg “Carlo De Martino” di Milano. Nel 2019 è uscito il suo primo libro, “Senza pelle”, edito da Ensemble. Suoi racconti sono stati pubblicati da “Nuovi argomenti”, “La città”, “Letterate Magazine”. Per il quotidiano “Il Secolo XIX” si occupa di cultura, spettacoli e società.





Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page