di Massimo Ansaldo
La scena si svolge di notte in una stazione ferroviaria. Un giovane writer sta per iniziare a dipingere un vagone, quando arriva un vecchio che si siede alle sue spalle. Cominciano a parlare.
PRIMA PARTE
IL VECCHIO APPARE DAL BUIO ALL’IMPROVVISO V: “Non dovresti essere a casa, nel tuo letto? “ IL GIOVANE SI VOLTA MINACCIOSO G: “Non dovresti farti i cazzi tuoi e sparire di qui? Occhio che ti meno... “ V: “Se sparisco di qui come finisci quello che stai per fare?” G: “Sei pazzo...tu sei pazzo...ma che vuoi?” IL VECCHIO SI AVVICINA, IL TONO E’ DECISO, MA TRANQUILLO V: “Ascolta...lo so che in giro ci sono i vigilantes della stazione, se mi mettessi ad urlare? Che dici?” IL GIOVANE CIONDOLA LA TESTA SCONSOLATO G: “Ma guarda un po' che cosa doveva capitarmi...le giornate di merda si vedono dal mattino, la nuvola ti sceglie, ti si piazza sulla testa e ci sta tutto il giorno...niente che la possa far sparire, anche di notte staziona come un disco volante, sento il rombo della sfiga...ci mancava il vecchio. Senti ho da fare...” V: “Lo vedo...sono qui per questo...” I DUE SI FRONTEGGIANO, POTREBBERO VENIRE ALLE MANI G: “Tu hai perso le rotelle venendo qui, ecco che cosa...ma io non ti conosco, non so chi sei e da dove vieni...e tu mi conosci?” V: “No, è la prima volta che ti vedo da vicino, neppure so come ti chiami...” IL GIOVANE SI STACCA E CERCA UN TONO DI VOCE RAGIONEVOLE G: “Svalvolato...ok! Ascolta, facciamo così, tu taci e quando sei stanco vai via ok? Il massimo che posso concederti è quello di darti le spalle...non avresti la forza di aggredirmi e non mi sembri armato...” V: “Che cosa hai nello zaino? Hai portato tutto?” IL GIOVANE QUASI IMPLORANTE, POI SARCASTICO G: “Ma hai sentito che cosa ho detto...ma lascia perdere va! Roba da matti...che cosa hai detto dello zaino? Che cosa sai di quello che devo fare? Sarai mica una spia dei poliziotti? Tipo nonno civico notturno? Ma non vi scappa da pisciare troppo spesso con questo freddo...ahahahah! Le ronde di notte del nonnetto civico! Un gufo si aggira per la notte! Tremate e cercate di mettervi in salvo!” V: “Lo so quello che stai per fare...la vedi quella finestra? Si, quella di fronte al piazzale della Stazione, abito lì, ho lasciato accesa la luce perché tu la vedessi...” FISSANO ENTRAMBI LA FINESTRA OLTRE LA STAZIONE
G: “Mi hai spiato...sei un guardone o vuoi carne fresca, una pugnetta al volo? Scordatela...io ti meno...”
V: “Veramente ho aspettato che arrivassi, non era questa la notte che toccava a te?”
SILENZIO. IL GIOVANE E’ ESTERREFATTO.
G: “Cosa? Aspetta un momento...ripeti! La notte che toccava a me...ma tu come sai che io...”
V: “Il baretto sotto casa, sono lì tutte le mattine...un bianco, due tre...venite anche voi, l’altro giorno sul marciapiedi tu e i tuoi amici...ho sentito che stanotte toccava a te...toccava a te disegnare il vagone...”
IL GIOVANE GIRA SU SE STESSO, COME PER CERCARE IL BANDOLO DELLA VICENDA
G: “Disegnare il vagone...ma guarda un po' che cosa mi capita!”
V: “Hai presente Virgilio e Dante?”
IL GIOVANE PRENDE LE SUE COSE E FA PER LASCIARE IL VECCHIO
G: “Che cosa? Ma che cazzo dici! Basta, vado via, mi hai rovinato la notte e tutto il resto...sei rimbambito peggio di...”
V: “Che scuola frequenti?”
IL GIOVANE SI VOLTA E SI ARRESTA
G: “Liceo artistico...ultimo anno, perché?
V: “Dante...un accenno...”
G: “Ma si...il viaggio all’Inferno, quelle cagate lì, ciao vado via...”
V: “Non ci sarebbe mai potuto andare senza Virgilio che lo accompagnava...non solo all’Inferno, anche...”
G: “Si...Purgatorio e in Paradiso con Beatrice...che menate...favole rinsecchite, per gente rinsecchita come te, siete palle mosce voi vecchi e vi fate i cazzi degli altri, ma guarda un pò che cosa doveva capitarmi...”
V: “Una guida, un amico fedele, un compagno di viaggio di cui fidarsi, aggrapparsi quando si scivola e si cade, che aiuti a rialzarsi...ne vuoi un goccio? Non dovresti essere un minorenne, mi risulta...”
IL GIOVANE QUASI SI ARRENDE, SI RIAVVICINA
G: “Mi offre anche da bere...così scivolo di sicuro, se mi ubriaco...e non credo mi salvi tu, mal messo come sei...”
V: “Grappa, con questo freddo...credimi per disegnare è quello che ci vuole, per iniziare il viaggio...”
G: “La grappa, il viaggio...tu sei fuori...fammi assaggiare dai! Oramai sono qui, tanto vale provare a tirare fuori qualcosa di buono da questa notte così folle e inaspettata. Ci sono pure le stelle...buona la grappa! Ti tratti bene, vecchio! Allora se mi prometti di stare buono e zitto...no questo credo di non poterlo chiedere, sei un chiacchierone. Non esagerare, però.”
V: “La mascherina non la indossi? E perché non tiri su il cappuccio della felpa?”
IL GIOVANE FISSA NEGLI OCCHI IL VECCHIO
G: “Dimmi un pò... sai fare qualcosa d’altro oltre che domande?
V: “Si, ascoltare...”
IL GIOVANE ALLARGA LE BRACCIA PER INDICARE IL LUOGO DOVE SONO
G: “Bene, allora sappi che siamo su un binario morto, che più morto non si può! E qui non si degnano neanche di mettere le telecamere, pensa un po'. Siamo nella terra di nessuno...a parte noi due...”
V: “Vedi, non ci può essere una terra di nessuno, come dici tu, basta e avanza...’noi due’. Bello che ci hai chiamati ‘noi due’...”
G: “Ecco, ci mancava il sentimentalone...hai bisogno di sostegno psicologico?”
V: “Dove hai imparato il termine ‘sostegno psicologico? Esperienze personali?”
IL GIOVANE FA QUALCHE PASSO E SI ACCUCCIA SULLO ZAINO
G: “Lascia perdere...che è meglio...allora apro lo zaino e ti faccio vedere che cosa c’è, ok?”
V: “0k.”
IL GIOVANE USA UN TONO DA EDUCATORE ZELANTE, PAZIENTE E CALMO
G: “Lo sai che cosa è lo stencil?”
IL VECCHIO MOSTRA INTERESSE, SI VEDE CHE E’ CONTENTO
V: “Dovrei saperlo?”
G: “Per fare disegni prepari delle mascherine, poi le riempi di colore e rifinisci... “
IL VECCHIO VUOLE RISULTARE SIMPATICO
V: “Mi stai dicendo che a casa hai preparato lo scheletro di quello che disegnerai? Hai fatto anche la mascherina per un bel cazzetto da mettere come firma?”
IL GIOVANE SI IMPETTISCE
G: “Battutaccia del belino! Io lavoro seriamente, cosa credi? Disegnare è lasciare la propria impronta nella realtà, per brutta che sia! C’è chi lo fa cantando, scrivendo...io disegno. Non mi hai fatto ridere! Eccole le mascherine, sono sette e per ognuna un’immagine da trasferire sul vagone...non so perché sto a parlare con te...”
V: ”Sei un po' permaloso...era solo per sdrammatizzare, dai! Sono un po' piccole... “
G: “Prima faccio lo sfondo e poi mi dedico alle immagini...vedrai.”
V: “Che cosa vedrò?”
IL GIOVANE CANTILENA LA FRASE, LA DOMANDA GLI RISULTA STANTIA
G: “Eccola la domanda, mancava da qualche minuto...ci avrei giurato. Scommetto che stai per chiedermi che cosa rappresentano e se c’è un senso in quello che disegno, se voglio lanciare un messaggio all’umanità per migliorare il nostro vivere quotidiano, vero? La street art come leva per sollevare i popoli alla rivolta...”
V: “No...”
IL GIOVANE SI STUPISCE, SI AVVICINA AL VECCHIO E LASCIA LO ZAINO
G: “No?”
V: “Spero che tu non voglia migliorare nessuno e neppure fare rivoluzioni. Spero solo che tu sia felice mentre disegni...”
IL GIOVANE SPALANCA GLI OCCHI, E’ STUPITO
G: “E tu chi sei che pensi alla mia felicità? Non ti sembra di essere un po' patetico...uno sconosciuto patetico...e con una pretesa niente male...”
V: “Sconosciuto solo per mancanza di informazioni? Sai dove abito, che bevo grappa, aggiungo che sono vedovo e insegnante di letteratura italiana in pensione...”
IL GIOVANE CON ORGOGLIO MOSTRA AL VECCHIO LA SUA INTENZIONE
G: “Ah, ecco da dove vengono Dante e Virgilio...a proposito...anche io ho scritto una storia, con le mie mascherine...”
V: “Una storia?”
IL GIOVANE SI AVVICINA AL VAGONE, SI APPOGGIA ALLA FIANCATA E LA MOSTRA AL VECCHIO
G: “Si, una storia da scrivere sul vagone...“
V: “Perché il treno?”
IL GIOVANE BATTE LA MANO SUL VAGONE E DIVENTA MEDITABONDO, COME PARLASSE ANCHE A SE STESSO
G: “Già il treno, il vagone, il viaggio, il movimento, i passeggeri...hai mai pensato che il vagone...è come se riducessimo il pianeta in miniatura? Il vagone è un microcosmo. Si sale e si scende, come la vita e la morte, ognuno con il suo biglietto...”
V: “Interessante...biglietto che scade...”
IL GIOVANE CONTINUA A CONTEMPLARE IL VAGONE
G: “...e nel frattempo si consuma il tempo indaffarati a spostarci da un luogo all’altro. Saliamo perché abbiamo chiara la direzione che vogliamo prendere...”
V: “Sicuro che sia chiara la direzione? Io la mattina non riesco a imbroccare neppure la porta del bagno...un giorno o l’altro la faccio fuori dalla finestra...”
RIDONO ENTRAMBI DIVERTITI ALLA BATTUTA, POI IL GIOVANE TORNA SERIO
G: “Ahahaha, bella questa. Fammi finire, infatti stavo per dire che poi scendiamo dal treno e forse capiamo subito di aver sbagliato, che forse era meglio andare dall’altra parte. Lo vedi questo vagone, ad esso può attaccarsi una motrice davanti o dietro e allora la direzione cambia...non sei tu a decidere...”
V: “E la storia vuole dire questo? Io so solo che la porta del mio bagno non si sposta durante la notte. Rimane sempre lì, dipende da me imbroccarla o innaffiare il povero passante che transita sul marciapiedi...”
G: “A parte la tua pisciata...pensa se il binario da morto diventasse vivo, con il mio vagone che passa davanti ad una stazione, le persone potrebbero osservarlo, ma come ti ho detto non voglio migliorare l’umanità...no.”
IL VECCHIO ALZA IL BRACCIO COME PER INTERROMPERE IL GIOVANE
V: “Il mio vagone, hai detto...”
G: “Si, perché di chi è questo cazzo di vagone? Inutilizzabile, vecchio, inutile...come... V“Come me...volevi dire, ho visto come mi guardavi...comunque non me la sono mai fatta addosso, non uso pannoloni e soprattutto il coso non è ancora inservibile...anzi, credimi...”
IL GIOVANE LASCIA IL VAGONE E SI AVVICINA, PARLA LENTAMENTE
G: “Vecchio, non ti volevo offendere, ma vedo che sai difenderti bene...a costo di raccontare balle colossali, adesso mi farai anche l’elenco delle donne che hai sciupato...con quella faccia non ci crederei neppure se le vedessi sciupate, penserei che le hai pagate per testimoniare a tuo favore...”
IL VECCHIO GLI DA LE SPALLE E GUARDA LA SUA FINESTRA, PARLA ALZANDO GLI OCCHI AL CIELO
V: “Fammi vedere le mascherine dai...lascia perdere. Chissà che anche io non salga sul tuo vagone e poi scenda, decidendo per un’ altra destinazione...”
IL TONO DEL GIOVANE DIVENTA DIDASCALICO, COME FACESSE UNA LEZIONE
G: “Ti ho detto che sono sette le mascherine...come i sette giorni della...”
IL VECCHIO SI GIRA VERSO DI LUI E LO FERMA CON IL PALMO DELLE MANI IN ARIA
V: “Aspetta...non dirmelo, provo ad indovinare...i sette giorni della settimana sarebbe un pò troppo banale...”
G: “Vero, sei tu che mi offendi ora, che cosa c’è di originale nei giorni della settimana? Sono tutti una menata, uno più dell’altro...”
IL VECCHIO RUOTA SU SE STESSO E SCHIOCCA LE MANI, IN SEGNO DI VITTORIA
V: “Sette giorni...aspetta ci sono! I giorni della Creazione, la Genesi!”
G: “Indovinato! Calma però...non credere che sia un bacchettone di quelli che vanno in chiesa, scherzi! Io con i preti non c’ho nulla a che spartire...sette immagini della Genesi si, ma disposte al contrario...”
GIOVANE E VECCHIO SI GUARDANO, RIMANGONO SOSPESI SULLE ULTIME PAROLE
V: “Al contrario? Ho capito bene oppure la grappa era avariata? Voi giovani ne inventate una più del Diavolo...appunto...”
IL GIOVANE TORNA A FIANCO DEL VAGONE, APPOGGIA LA SCHIENA, SI GUARDA LE SCARPE
G: “Lascia perdere il Diavolo...lascialo dormire sonni tranquilli...come sa fare solo chi non è mai stato disoccupato in vita sua...sai chi è Hartmann Schedel? È stato un cartografo, tedesco, del 1400...il prof di scienze pittoriche ne ha parlato...una volta...ha riprodotto 7 immagini della Genesi...ho fatto le mascherine, ora le dipingo sul vagone ma al contrario, in senso inverso...cioè comincio da quando Dio si riposa, secondo me la Creazione comincia da lì, quando lui si rende conto che...”
IL GIOVANE ALZA LO SGUARDO VERSO IL VECCHIO, ASPETTA LA SUA REAZIONE, IL VECCHIO LO DELUDE MA REAGISCE
V: “Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando frequentavo i corsi di aggiornamento, solo che stanotte sono attento, non come allora e prometto di non mettermi le dita nel naso e attaccare le caccole sotto la scrivania...”
G: “Che schifo, professore! Mai come noi però! Un giorno abbiamo pensato di raccogliere una scoreggia dentro un ampolla del laboratorio di chimica...l’ha fatta il nostro campione di flatulenze d’essai...non ci crederai...la prof ha fatto lezione descrivendo gli elementi chimici rilevati nel contenitore...non si è accorta di nulla...ma ogni tanto storceva il naso...”
V: “Non mi dire...l’avrei voluta come collega una così...facile e di bocca buona sarà stata...ma continua stavi dicendo che Dio si rende conto...?”
IL GIOVANE RIPRENDE LA SPIEGAZIONE, LA VOCE MALFERMA, CAPISCE DI DIRLA GROSSA, MA TIENE IL PUNTO
G: “...che con la Genesi ha sbagliato tutto...allora a ritroso cancella quello che ha creato per tornare al buio, l’attimo prima di dividere il giorno dalla notte...il primo giorno diventa l’ultimo. Fine della storia e fine della creazione...fine di tutto...”
IL VECCHIO SI APPOGGIA AD UN MURETTO, SOSPIRA E SORRIDE
V: “...fine di tutto...ma, scusa, allora come fa il binario morto a diventare vivo?”
IL GIOVANE SI STACCA DAL VAGONE E AFFRONTA IL VECCHIO, LE FACCE SI TOCCANO
G: “Vuoi fare lo spiritoso, eh? Scherza pure, ai vecchi rimane solo quello da fare, guarda che mondo avete lasciato, che mondo avete costruito...”
IL VECCHIO SI SPOSTA ALZA LA VOCE E SI VOLTA VERSO LA FINESTRA DI CASA SUA
V: “La mia era una domanda seria, come considero serio quello che hai appena detto della Creazione, anche se non condivido...posso? Oppure se uno di quei giovani che hanno smesso di ascoltare, per paura di imparare? E conoscere?”
G: “L’uomo non può smettere di conoscere...”
V: “L’uomo non può smettere di desiderare di conoscere, è più corretto dire così... G“Non è la stessa cosa?”
IL VECCHIO TORNA A GUARDARLO, SI E’ CALMATO
V: “Se non desideri non vai da nessuna parte, credimi. La conoscenza è debitrice del desiderio, come la pianta lo è dell’acqua...”
G: “Senti, senti...abbiamo un filosofo e poeta qui...ma quello che voi vecchi avete costruito rimane un mondo di merda, non puoi convincermi del contrario...”
V: “Quindi è come se ti volessi vendicare di noi vecchi, dipingendo la Genesi al contrario...ti piace pestare uno che sta cagando...indifeso e vulnerabile...”
IL GIOVANE PUNTA IL DITO CONTRO IL VECCHIO
G: “Intendo dire che Dio quando si riposa guarda l’opera della creazione e dice: ma a chi l’ho lasciata in mano? Vede i risultati...la violenza, il dolore, il razzismo, la distruzione dell’ambiente e pensa...meglio che torni indietro...retromarcia...”
V: “E come farebbe scusa...”
IL GIOVANE SORRIDE ALLA BATTUTA TRAGICA CHE STA PER FARE
G: “Mi immagino un risucchio gigantesco...non vorrei essere volgare. Un enorme sciacquone...ecco! Per rimanere in tema...”
IL VECCHIO FA IL GESTO DI NON TRATTENERLA
V: “Ahahahah! Questa è buona! Mi fai venire voglia di pisciare, sai...la prostata...e scusa poi che succede?”
G: “Succede che adesso comincio, sennò chi riesce a finire entro le quattro?”
V: “Le quattro?”
IL GIOVANE FA DUE PASSI VERSO LA STAZIONE E INDICA I BINARI
G: “Si, a quell’ora passa un Freccia Bianca e tutta la stazione si sveglia per fare gli onori, compresa la Polfer...allora guarda qui, avvicinati. Questa è il modello, vedi i giorni? E questa è la prima mascherina, quella del settimo giorno...le bombolette e l’adesivo...comincio...”
TUTTI E DUE GUARDANO LE MASCHERINE, IL VECCHIO SE LE PASSA TRA LE MANI PIU’ VOLTE
V: “Riempi gli spazi vuoti, con il colore...cioè crei...sembri Dio il primo giorno...quello vero...anche tu scegli che cosa fare, quando e dove...il vagone è il tuo spazio vuoto, paragonabile al vuoto prima della creazione dell’Universo...ti rendi conto?”
IL GIOVANE RIMANE COLPITO DALLE PAROLE
G: “Beh! Non hai tutti i torti...non ci avevo pensato. Ti funziona ancora il cervello allora, appena ti ho visto ho pensato ad un vecchio smemorato che si piscia addosso e che ha perso la via di casa...”
ORA IL VECCHIO ASSUME UNA ESPRESSIONE CORRUCCIATA, ANCHE LUI APPOGGIATO AL VAGONE
V: “Ti ho già detto della porta del bagno, quella è sbadataggine, ma la memoria ce l’ho, quella si...Dio ha creato l’Universo perché ha voluto fare il padre...secondo me. Il desiderio di Dio? La paternità...”
IL GIOVANE TRAFFICA CON BOMBOLETTE E MASCHERINE, CON IL BRACCIO SPIEGA L’OPERA
G: “Parli troppo, mi riempi la testa con troppi concetti. Per disegnare la testa deve rimanere vuota da preoccupazioni e pensieri...leggera e libera di librarsi in volo...vedi preparo lo sfondo, tutto il lato del vagone lo faccio nero e poi lo puntello di macchiette gialle, come fossero stelle, a degradare, fino a scomparire nel buio dell’ultimo giorno...ti ho dato l’idea? Cosa dicevi a proposito del desiderio di Dio?”
IL VECCHIO NON DEMORDE, SI VEDE CHE SOFFRE PER QUELLO CHE STA DICENDO
V: “Ma non dovevi avere la testa vuota? Allora ti interessa quello che dico...il desiderio di Dio è la paternità...”
LA RISPOSTA DEL GIOVANE E’ SARCASTICA, RIDACCHIA
G: “Si, ho capito. Non posso risponderti su questo...mi prende una certa pigrizia mentale...”
V: “Lo credo, immagino che tu non sia padre...e che non abbia ancora pensato di diventarlo...”
G: “No, nel senso che non ho un padre e neppure l’ho conosciuto. Morto, che ero piccolo...come faccio a capire la paternità...”
IL VECCHIO INCASSA IL COLPO DELLA RIVELAZIONE E RILANCIA SEGUENDO IL FILO DEL SUO RAGIONAMENTO
V: “Beh! Se è per quello allora...io non ho avuto figli...siamo ben messi tutti e due, non credi? Possiamo fare coppia, la coppia dei mutilati...come i fenomeni del circo dei tempi andati... giganti, nani, contorsionisti...signori e signori vi presentiamo i senza padre e i senza figlio...accorrete, accorrete...e tenete stretti i bambini...”
IL GIOVANE SMETTE DI PITTURARE, SI VOLTA E LO GUARDA
G: “Tu sei un po' fuori di testa...però mi stai diventando simpatico. Solo se facessi meno domande...guarda come si fanno le sfumature, vedi come inclino la bomboletta, il polso...ci vuole una buona tecnica manuale, come il grande Michelangelo...a proposito di fenomeni...”
V: “Già Michelangelo...Cappella Sistina...ci sei mai stato?”
G: “Si, con la scuola...gran menata, ma Michelangelo mi è piaciuto. Deve essere stato una gran bella testa di cazzo, nella vita intendo...”
V: “Si...per quello anche Caravaggio, lo conosci?”
G: “Gran puttaniere, pure assassino...mi pare...come giocava lui con la luce però...un gran fenomeno...”
PER UN PO’ SILENZIO, IL GIOVANE PITTURA, IL VECCHIO OSSERVA E PENSA, POI RIPRENDE
V: “Comunque imperfetti tutti e due...quindi Dio avrebbe guardato la sua opera e considerandola imperfetta l’avrebbe cancellata...e allora Michelangelo e Caravaggio come avrebbero potuto creare quello che hanno dipinto...imperfetti com’erano? Non dovremmo ringraziare Dio per la creazione ‘imperfetta’ che ha fatto? Beh? Mi sa che t’ho fregato...”
IL GIOVANE SI VOLTA E SOSPIRA
G: “Tu vuoi fare il furbo, sai parlare bene, intorti i discorsi, semini trappole come fossero fagiolini...attento pero! Accetto la sfida, ma che sia leale. Ognuno deve avere rispetto dell’altro...”
V: “Certo...”
IL GIOVANE SI METTE DI FRONTE AL VECCHIO E LO AMMONISCE CON IL DITO
G: “Non so se hai capito...io sono giovane e tu vecchio, eccoli i ruoli da rispettare, per meno di questo quale lingua possiamo parlare per intenderci?”
IL VECCHIO ALLARGA LE BRACCIA IN SEGNO DI RESA
V: “Caspita...sei un osso duro...accetto anche io la sfida...”
IL GIOVANE TORNA DAL VAGONE
G: “Dammi un po' di tempo, vedi che fare lo sfondo è il lavoro più lungo...tanto colore, sembra sprecato, eppure...una faticaccia, hai ancora un po' di grappa? Mi servirebbe una scossa...infilare la spina...capisci?”
IL VECCHIO SI GUARDA NELLE TASCHE DEL GIACCONE
V: “Grappa finita, ho un thermos di té...”
G: “Ahahahahah! Té? E la copertina? Il pannolone? Il cappello per la notte? Il pigiama ce lo hai sotto? Voi vecchi siete incredibili, non vi capirò mai...”
IL VECCHIO SEMBRA NON SENTIRE LO SCHERNO E RILANCIA SERISSIMO
V: “Hai del fumo? Una canna?”
IL GIOVANE FA IL GESTO COL LA MANO SUL ORECCHIO, DRAMMATIZZANDO LA SCENA
G: “Cosa? Ho sentito bene?”
IL VECCHIO CALMO, MENTRE SORSEGGIA IL TÉ
V: “Ognuno deve avere rispetto per l’altro...ok, ma così non credi che rimanga l’incomunicabilità? Invece proviamo a provare quello che sperimentiamo...”
G: “Sei pazzo e complicato, lo sai? Vorresti dire che se ci scambiamo le esperienze allora ci capiremmo meglio? Mi sembra una cazzata e pure grande...proviamo a correre, cantare, fottere e ubriacarci? Intendi questo?”
V: “Basta una canna...se hai una canna la fumo anche io e voglio vedere che cosa ti aiuta a provare...”
IL GIOVANE E’ IMBARAZZATO, NON SA CHE COSA RISPONDERE
G: “Lo sai che ti dico...se anche l’avessi...”
IL VECCHIO SORRIDENDO
V: “Tu hai paura, ecco che cosa...”
IL GIOVANE MOLLA LA BOMBOLETTA PER TERRA
G: “E di che cosa avrei paura?”
V: “Confrontarti...hai paura che io ti dimostro che la canna è una cazzata, che è inutile e che è un modo per fuggire...”
IL GIOVANE ABBASSA LO SGUARDO, DI NUOVO IMBARAZZATO
G: “Non ce l’ho la canna...”
V: “Lo sapevo...”
G: “E allora il pistolotto? Era preventivo?”
V: “Volevo vedere come reagivi...”
G: “E come ho reagito?”
V: “Te l’ho detto, avevi paura...”
IL GIOVANE SI RIPRENDE E CREDE DI AVER TROVATO LA VIA D’USCITA. CANTILENA LE PAROLE
G: “E tu...di che cosa hai paura? Tanto per scambiarci le esperienze? Sentiamolo il grande uomo, professore di esperienza e di vita vissuta pericolosamente...si, il massimo del pericolo immagino sia stato attraversare la strada per venire stanotte in stazione...mamma mia, che paura!”
IL VECCHIO CON LA VOCE ROTTA DAL TREMORE
V: “Ho paura di questa notte, di quello che potrebbe succedere...ho paura di come sarà domani...”
IL GIOVANE URLA LA RISPOSTA. GUARDA IL VAGONE E IL CIELO, AGITA I PUGNI
G: “Ehi! Nonno! Su con la vita! Stanotte succede che faremo un bel vagone fiammante, con tanto di Genesi al contrario e dimostreremo al mondo che tutto finirà nel buio più profondo...anzi che ci siamo già! Che cosa può succedere di peggio? Quindi, animo! Non dobbiamo avere paura! Ha paura solo chi spera! Ha paura solo chi teme che la sua speranza sia vana...che non si realizzi! Ma se tutto finisce in pappa...anche la paura finisce per essere sconfitta...mi hai seguito?”
V: “Forse ho paura proprio di questo...c’è qualcosa di peggio che attraversare la strada di notte per venire a cercarti alla stazione...”
DOPO L’INVETTIVA IL GIOVANE TORNA A PITTURARE E PARLA DANDO LE SPALLE AL VECCHIO
G: “Certo! Il pericolo più grande è quello di finire sotto un treno...professore! Mentre finisco lo sfondo ti racconto di mio padre, ok? Hai detto che il desiderio di Dio è la paternità? Beh! Quello non era il desiderio di mio padre, a quanto sembra.”
V: “Cioè tuo padre non ti voleva?”
G: “Che ne pensi di un marito che picchia la moglie quando è incinta? Ma io sono stato più testardo di lui e ho voluto nascere lo stesso e l’ho fregato...”
V: “Hai voluto nascere...e quella povera di tua madre, lei...non ha voluto che nascessi? Un pò di merito a lei, no?”
IL GIOVANE SI VOLTA VERSO IL VECCHIO
G: “Mia madre era una debole...non sono nato per merito suo, stanotte sono qui perché l’ho voluto io...anche se ero nella pancia...”
SILENZIO, POI IL VECCHIO PARLA CON IL VIGORE DI CHI HA SCOPERTO QUALCOSA DI IMPORTANTE
V: “La Genesi invertita...adesso capisco! Il padre che non vuole il figlio e come se la Creazione non fosse mai avvenuta...hai scelto il tema per questo motivo?”
IL GIOVANE NON VUOLE AMMETTERE, SI CAPISCE CHE E’ STATO COLTO NEL CUORE DELLA QUESTIONE
G: “Non saprei...sei il solito complicato...mi fai venire in mente un mio amico che deve sempre aggiungere qualcosa di suo a quello che dico io...come se non si accontentasse mai di ciò che ascolta...perché vuole ascoltare solo la sua voce...vive dentro il rimbombo delle sue parole...”
IL VECCHIO PARLA ISPIRATO, SI GUARDA LE SCARPE E PRENDE A CALCI UNA LATTINA
V: “Ti rispondo che...semplicemente ti ho beccato...non ci avevi pensato, vero? Non ti eri accorto del nesso tra la tua esperienza personale e la scelta del disegno...tutto sta emergendo stanotte, come qualcosa che esce dal fango o da un magma...cose inaudite potrebbero accadere...stanotte! Pensavi che le stelle che stai disegnando fossero destinate a spegnersi e invece...è come se si riaccendessero...”
IL GIOVANE SI RIFUGIA NEL SARCASMO
G: “E bravo il mio vecchio! Applausi! Bis! Il pubblico è in delirio, lo spettacolo riuscito, perfetto! Bis! V“Sembra tu voglia prendermi in giro...o sbaglio?”
IL GIOVANE È ARRABBIATO
G: “Senti chi parla! Proprio da che pulpito! Avevi detto di non avere figli, quindi? Che ne sai tu di un padre che non vuole il figlio. Scusa, ma per te non c’è stata la possibilità di scegliere...quindi? Ti sei inventato tutto...convinto di aver capito tutto! Come il mio amico...il rimbombo delle vostre parole...ma fammi il piacere...”
V: ”Pensala come vuoi...lo sberleffo è nemico della sincerità, l’ultima delle difese disperate...”
IL GIOVANE RIPRENDE AD AGITARE LA BOMBOLETTA
G: ” Continuo a disegnare che è meglio, va! Guarda sto finendo il cielo, osserva come le stelle degradano verso il buio, altro che riaccendersi! Mio caro sapientone...che hai sei diventato triste? Sembri un Beagle abbandonato nei laboratori sperimentali...su! Animo! Guarda come cambia faccia il vagone...”
IL VECCHIO SI AVVICINA AL VAGONE OSSERVA IL COLORE IMPRESSO E PARLA MEDITABONDO, COME A SE STESSO
V: “È vero non ho avuto figli...non ho potuto imitare il Creatore. La Genesi per me è stata un’opera negata...il soffio vitale che ha dato inizio a tutto non è transitato dal mio fiato troppo debole, come un vapore acqueo disperso nel vento...non ho potuto plasmare Adamo e neppure Eva...però io non credo che la Genesi si sia invertita...”
IL GIOVANE LO GUARDA DI SBIECO E POI GLI DA UNA PACCA SULLA SPALLA
G: “Sentilo! Plasmare Adamo ed Eva...le spari grosse come case...ho finito il cielo, guarda che bel blu notte! Allontanati un poco, si così, mettiamoci seduti sul muretto e osserviamo il vagone...vedi l’azzurro e le stelle belle cariche, giallo paglierino...poi al centro un blu più intenso e la luce che si sta spegnendo, le stelle quasi non si distinguono...scommetto che se appoggi la mano te la risucchia nel vuoto infinito...ahahahaha! E fatti una risata!”
IL VECCHIO GUARDA LO SFONDO, SI ALLONTANA UN POCO PER OSSERVARE MEGLIO
V: “Si. Devo ammettere che è di grande effetto, un impatto visivo potente...sì, credo che attirerà l’attenzione di molti...e ora applicherai le formelle, posso chiamarle così? Mi sembra bello chiamarle formelle, come quelle medievali...nelle cattedrali...”
G: “Si, va bene, ma non allargarti troppo. L’ultima, quella del settimo giorno, quello del riposo la applicherò sul buio che più buio non si può...non sei riuscito a convincermi del contrario, caro il mio Virgilio...Dante lo chiamava Duca...conduttore, guida...”
IL VECCHIO BARCOLLA, SI APPOGGIA AL VAGONE, POI SI SIEDE PER TERRA.
FINE PRIMA PARTE
Massimo Ansaldo è nato a Varazze ( Sv ) nel 1959 e vive a La Spezia, dove esercita la professione di avvocato. Nel 2014 ha pubblicato il noir Macerie (Leucotea) e nel 2016 Il segno del Sale (Leucotea). Pubblica nel 2020 il romanzo Qualcosa da tacere (Fratelli Frilli Editore) e nel 2022 I delitti di Genova (Fratelli Frilli Editore).
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