"Ritratti di donne 2"(Morellini Editore), storie di donne scritte da donne.
Ventisette nuove storie per altrettanti personaggi femminili, figure che hanno lasciato un segno, che si sono distinte nel campo in cui hanno messo a frutto il loro talento, la loro determinazione, il loro coraggio. Piccoli ma significativi frammenti delle loro vite, ancora una volta raccolti e raccontati con passione dalle allieve della scuola di scrittura La Fabbrica delle storie della scrittrice Sara Rattaro.
Maria Luisa Mosele presenta Alba De Céspedes
Perché hai scelto proprio questa donna?
Ho scelto Alba de Céspedes perché oggi più che mai il mondo ha bisogno della passione civile, che ha animato questa donna straordinaria, antesignana del femminismo, capace di parlare alle donne. Ha tradotto la sua esistenza in poesie, romanzi, racconti.
“Non c’è stata mai vita per me senza scrivere” diceva. Quando la vita le scorreva davanti, inebriata dai suoi pensieri, li “racchiudeva” nei suoi diari segreti. Con la sua penna audace li ha trasformati in pagine di speranza per generazioni di donne in cerca di voce e di libertà.
Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?
Le direi grazie da parte di tante donne senza nome, legate tra loro nello spazio e nel tempo dalla volontà di esistere. Un esempio dell’importanza delle opere di Alba sta nelle parole di Maria Bassino, avvocatessa penalista, che, il 28 giugno 1948, le scrisse: “Non io difendo le donne, ma lei con la sua opera difende me e le donne. E vince sempre la causa”. All’epoca non volevano ammettere le donne alla magistratura e Alba ne era disgustata.
Una curiosità in più che racconteresti ai nostri lettori
Una curiosità per chi ama i libri, dalla voce di Alba.
“[…] Il fatto è che noi stessi siamo il nostro romanzo, cresciamo con esso, al punto che i nostri personaggi capiscono quei problemi, di cui noi stessi abbiamo avuto solo una vaga intuizione quando abbiamo cominciato a scrivere.” (dal Diario di Alba 18 luglio 1962)
Inscindibile per lei il legame tra vita e scrittura. È questo il senso profondo della letteratura: entrare in mondi diversi dal nostro, frugare in mezzo ai panni altrui, tra dolore, curiosità,bellezza. Entrare in empatia con gli altri, per capire qualcosa di più del mondo e di noi stessi.
Questa è l’eredità di grandi scrittrici come Alba.
Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura
Amo i libri da sempre. Scrivo da quando ero ragazzina, ma la vita mi ha portata altrove. Quando sono andata in pensione mi sono chiesta dov’ero rimasta e da lì sono ripartita.
Perché si scrive? Cos’è la scrittura? La risposta che più di ogni altra esprime l’autentico desiderio o, forse, potremmo dire la malattia, la dipendenza dalla penna, credo possa essere racchiusa nelle parole di Stephen King: “Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l’unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice”.
Cristina Panigatti presenta Anna Freud
Perché hai scelto proprio questa donna?
Ho scelto Anna Freud perché, all’ombra di un padre dominante, all’interno di una società psicanalitica prevalentemente maschile, ha saputo accendere nuovi riflettori, rivolgendoli al mondo infantile. Ha creando anche strutture per chi non aveva agi o per chi era stato colpito dalle bombe della guerra. Anna è stata una donna che ha saputo fondere gli studi clinici e teorici con una pratica di accudimento concreto, sottolineando che il senso materno non si partorisce, ma è un modo di essere, presente anche nelle donne che, come lei, non hanno avuto figli propri. Anna è stata un’ebrea che ha dovuto abbandonare le proprie radici per sopravvivere al nazismo e che con determinazione ha ricominciato a ricostruire ciò in cui credeva.
Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?
Se potessi incontrarla le direi: “Grazie. Oggi beneficiamo del frutto del tuo lavoro, del tuo coraggio e di una visione umana che ha avuto la forza di andare oltre gli schemi e quelle che erano le verità dell’epoca. Con il tuo permesso, vorrei darti il mio abbraccio colmo di gratitudine”.
Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori?
La vita di Anna è iniziata accanto ad una madre rifiutante ed è in altre due donne che ha appoggiato pilastri importanti del suo vivere. La prima è stata Lou Andreas Salomè, testimoniato da un epistolario che lascia trapelare un pensiero femminile profondo ed intenso. La seconda è stata Dorothy Trimble Tiffany Burlingham, sua partner nel lavoro e nella vita, tanto da starle accanto fino alla morte. Un legame, quest’ultimo, mai nascosto ma mai pubblicamente ufficializzato.
Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura.
Ho conosciuto Anna Freud tra i libri dell’università e, benché nel mio quotidiano non mi occupi del mondo infantile, resta indispensabile il suo approccio umano e professionale. Poter scrivere di lei, per me, è stato un onore. Considero la scrittura il mezzo per raggiungere uno spazio interno, silente dal caos del quotidiano sociale, ma connotato da un dinamismo che permette la crescita di aspetti personali. Sinteticamente: uno spazio vitale.
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