"Più ci si allontana dai venti mesi che divisero l'armistizio dell'8 settembre 1943 dal 25 aprile 1945 e maggiore è il rischio che quella straordinaria stagione di lotta e di riscatto nazionale finisca per essere coperta dalla nebbia dell'indistinzione che rende, per chi non ha vissuto quegli anni, più difficile cogliere il confine che divideva gli oppressi dagli oppressori e le vittime dai carnefici."
Dalla prefazione di Federico Fornaro
Che la memoria sia anch'essa un senso e che per mantenerla attiva e funzionante richieda maggior esercizio rispetto agli altri, crediamo non possa essere teoria azzardata. Il ricordo è un modo per conoscere il mondo che ci ha preceduto, i fatti e le emozioni, ed è strettamente legato agli altri cinque sensi, di cui si serve per riattivarsi. Ma se non siamo stati materialmente testimoni di ciò che vogliamo mantenere vivo nella mente e nella coscienza, ecco che i sensi non possono venirci in aiuto, non possono supportarci nel ritrovare sensazioni indispensabili a non perdere la veridicità di qualcosa rimasto indietro nel tempo. E a farne perdurare il suono.
Questo è il pericolo che si avverte forte con i fatti, gli ideali e i propositi di un periodo travagliato e fondamentale della nostra storia come la Resistenza. Più ci allontaniamo da quegli anni e da quegli avvenimenti, più di anno in anno vanno spegnendosi le ultime voci
di chi l'ha fatta o ne è stato reale testimone e più i racconti corrono il rischio di farsi labili, indistinti, di divenire terreno buono per leggende e imprecisioni, se non addirittura per distorsioni e manipolazioni.
Di anno in anno si intensificano dibattiti e diatribe sulle celebrazioni del 25 aprile, festa nazionale italiana per la liberazione dal nazi-fascismo, il cui significato è sempre più oggetto di speculazioni artificiose e ambigue, che spesso paiono attivarsi al fine di intorbidirne la solidità di premesse e fondamento, giocando proprio sull'effetto della distanza che inizia a separarci da quei giorni e sulla difficoltà di conservare precisa memoria non solo della cronaca, ma anche del portato emozionale.
La domanda che spesso ci poniamo è come fare allora per continuare a sostenere la memoria della Resistenza in modo che non ne venga annacquato o addirittura svilito il valore storico e ideale? In che modo possiamo tenere vivi i cinque sensi che ci servono per riattivarla e renderne possibile la fruizione? La risposta che ci viene in mente è scriverne. Continuare a raccontarla. Perché, al di là dell'enorme importanza delle testimonianze dirette, delle lettere, dei diari, è compito e funzione della narrazione - e continuerà ad esserlo - quello di tentare di riportare alla luce sentimenti e sensazioni che sono stati veri e riuscire a renderli vivi di nuovo.
Questo dunque è il proposito che ha animato lo spirito di chi ha fortemente voluto la realizzazione di "Per seguir la Resistenza. Racconti ribelli per Tagliolo" (Neos Edizioni, 2023), un volume antologico nato dalla passione e dal desiderio di creare testimonianza di Grazia Poggio, bibliotecaria della Biblioteca Comunale "Nelson Mandela" di Tagliolo Monferrato e di Marco Gaglione, presidente della sezione ANPI Pierina Ferrari di Tagliolo Monferrato (con il patrocinio del Comune di Tagliolo Monferrato). I quattordici racconti contenuti nell'antologia vogliono raccontare i giorni della Resistenza nell'Ovadese, territorio che ha avuto tanta parte nella storia della liberazione dal nazi-fascismo e nella storia della lotta partigiana e che ha pagato a questa lotta un tributo terribile e sanguinoso.
Tutti gli autori di questa antologia - Giuliana Balzano, Arianna Destito Maffeo, Chiara Ferraris, Margherita Gestro, Antonella Grandicelli, Michele Lottero, Cinzia Montagna, Bruno Morchio, Isabelle Morel, Paolo Ottonello, Mariapaola Pesce, Michelangelo Pesce, Nico Priano, Bruno Volpi - hanno interpretato il tema a modo loro, ognuno con la propria sensibilità, il proprio vissuto famigliare, i ricordi attinti dai discorsi ascoltati o le esperienze emotive vissute visitando i luoghi testimoni degli eccidi. Ne sono uscite quattordici storie differenti e originali ma accomunate dall'intensa volontà di riportare tra le righe il profondo desiderio di libertà che animò la popolazione di quei monti e di quelle valli, la capacità di sopportazione, il coraggio ma anche la paura, il dolore, l'indelebile ribrezzo provato di fronte alla morte.
"È questa libertà il dono che ci è stato consegnato e che le generazioni a partire dalla mia, cui è stato dato di vivere in una parte del Paese in pace e sostanzialmente serena, hanno, troppo spesso, considerato scontato e gratuito; [...] Realizzare un volume come questo significa omaggiare quel dono e contribuire nel trasmetterlo a chi verrà dopo di noi."
Dalla prefazione di Marco Gaglione
Segnaliamo che i diritti d'autore di questa antologia verranno devoluti al Centro diurno per disabili "Lo zainetto" di Ovada (AL).
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