top of page
Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Massimo Recalcati. Critica della ragione psicoanalitica. Tre saggi su Elvio Fachinelli

di Bruno Morchio

psicologo, psicoterapeuta e scrittore



Massimo Recalcati, Critica della ragione psicoanalitica. Tre saggi su Elvio Fachinelli, Ponte alle Grazie, 2020,pp. 134.


Elvio Fachinelli è stato uno psicoanalista dal pensiero acuto e originale che ha operato tra gli anni Sessanta e Ottanta, inserendosi nel vivace dibattito sulla “ragione psicoanalitica” sviluppatosi in Europa prima e dopo lo sconvolgimento socio-politico del Sessantotto.

Le sue opere ( ricordiamo qui Il bambino dalle uova d’oro, La freccia ferma e La mente estatica) sono state ripubblicate da Adelphi a cura della figlia Giuditta. Le sue riflessioni muovono dall’esperienza clinica e investono un ambito più vasto, culturale e politico, che oggi risulta di grande attualità.


In questi saggi Massimo Recalcati riassume alcuni filoni del suo pensiero, insistendo sul “carattere nomadico e antisistematico” della sua opera, a partire dalla radicale critica a Freud e alle incrostazioni della psicoanalisi “ufficiale”.


Secondo Fachinelli occorre partire dall’esperienza clinica, crogiuolo del movimento psichico e del cambiamento, determinato dall’esperienza unica, creativa e vivificante, dell’incontro tra l’analista e l’analizzando. Qui si sviluppa il transfert, che per l’autore non è mera ripetizione del passato, ma “ripresa”, “rielaborazione” rivolta al futuro.


La riedizione del trauma non è una semplice “replica”, ma un’attiva e imprevedibile operazione di trasformazione del vissuto interno. Questo si rende possibile solo se si abbandona l’impianto teorico della “psicoanalisi della risposta”, caratterizzata da una pedagogia correttiva e da un atteggiamento difensivo, e si accetta l’incontro come “tuche” (τυχη), accadimento che sorprende e scompagina l’ordine fossilizzato dell’Io, aprendosi a una “psicoanalisi della domanda”. Recalcati, in termini lacaniani, afferma: se si è disposti a fare i conti con la “dissidenza del desiderio”.


Questo nuovo paradigma implica un nuovo linguaggio, libero dalle etichette della diagnostica e della costellazione edipica come unica generatrice dei significati; un linguaggio che attinga ad altre discipline, dalla filosofia alla sociologia alla letteratura alla poesia, e sappia servirsi di metafore che non denotino significati chiusi ma connotino possibili aperture di senso. L’esistenza umana per Sartre è segnata da un costante lavorio di riempimento dei vuoti, ma la psicoanalisi ci insegna a tollerare una feconda sospensione del senso, un fertile vuoto, la faglia che rende possibile una ripetizione che volge al mutamento.

Nascono così le metafore del mare aperto, opposto alla stanza chiusa dell’analisi (come non pensare alla celebre canzone di Gino Paoli, Il cielo in una stanza?), della legna e del fuoco (il fuoco origina dalla combustione della legna, ma la sua meraviglia non si esaurisce nella legna stessa), dell’estasi opposta all’arroccamento (una delle sue opere più dense e significative si intitola appunto La mente estatica).


Le critiche di Fachinelli alla ragione psicoanalitica classica sono puntuali e non fanno sconti: a partire dal processo di formazione degli analisti, visto come “conformazione”, dove il linguaggio è finalizzato a difendersi dall’esperienza e l’esegesi è rivolta a trovare nelle parole dell’analizzando il “già noto”, la conferma delle teorie dell’analista. L’analisi diventa così un consolidamento dello status quo e la sua interminabilità riproduce dipendenza e “cancella il futuro”. Lo stesso vale per la critica al “principio di realtà”, espressione della “vocazione pedagogizzante e correttiva” della psicoanalisi, al concetto di parametro, all’”ontologizzazione ideologica del complesso edipico”.


L’operazione di scardinamento dell’universo claustrofobico della costellazione edipica, e del relativo dominio della Legge patriarcale, realizzata soprattutto ne La mente estatica, approda al concetto del femminile come tentativo di costruire un nuovo, rivoluzionario paradigma, sempre a partire dall’esperienza clinica. All’approccio ermeneutico si sostituisce un ascolto aperto e disponibile a lasciarsi sorprendere da una “gioia eccessiva” che disorienta e produce senso di spaesamento; si pensi all’esperienza − rivista da Fachinelli − di Freud sull’Acropoli di Atene (in Sigmund Freud, Un disturbo di memoria sull'Acropoli: lettera aperta a Romain Rolland): Kris ha riletto quel racconto in chiave edipica, e ha spiegato lo smarrimento del fondatore della psicoanalisi con il senso di colpa verso il padre, mentre Fachinelli vi scorge qualcosa d’altro, un’esperienza “mistica”, una gioia non contenibile che ingenera sorpresa e scompagina l’equilibrio dell’Io.


Riprendendo Ferenczi, egli afferma che il mare non è la metafora della madre ma, al contrario, quest’ultima è una metafora del mare.


I tre saggi offrono un’ampia panoramica della complessità del pensiero di Fachinelli, che dalla clinica individuale e di gruppo approda a una visione globale che include la società. Individuo e società sono inscindibili, il soggetto è sempre “con l’Altro “e può cambiare solo nell’incontro con l’Altro. La sua critica delle rigide costruzioni ideali del Novecento, a favore, del valore della persona “in carne e ossa” anticipa i tempi, così come la riflessione sulle difese xenofobe e fasciste dei confini identitari.


La crisi culturale e antropologica che vive il nostro tempo, un’epoca in cui ci sentiamo tutti in mezzo al guado, affonda le proprie radici nei grandi interrogativi sollevati da Fachinelli (basti pensare alla crisi del modello edipico-patriarcale, al tema della sclerotizzazione dei linguaggi e dei regimi simbolici, agli imperativi che ruotano intorno al tema della conservazione dell’identità) e la lettura delle sue opere costituisce un valido antidoto contro il rischio di risposte paranoidi e claustrofobiche all’incertezza del viaggio nei marosi della Storia.




Lectio di Massimo Recalcati su Elvio Fachinelli. Teatro Parenti. Milano



Elvio Fachinelli è stato uno psichiatra, psicoanalista, pedagogista e attivista italiano. Laureatosi in medicina all'Università degli studi di Pavia nel 1952, dove fu alunno del Collegio Cairoli, si specializzò in neuropsichiatria a Milano nel 1961 con una tesi sul test di Rorschach nei pazienti fobici e ossessivi. Entrato a far parte della Società Psicoanalitica Italiana nel 1966, dopo un training analitico con Cesare Musatti, collaborò per oltre vent'anni con riviste come Il corpo, Quaderni piacentini, Quindici. Ha inoltre tradotto alcuni scritti di Sigmund Freud, collaborando alla divulgazione italiana della sua opera.

Forse il suo più importante contributo alla psicologia, in particolare infantile, è stata la promozione della cosiddetta pedagogia non autoritaria, estrinsecatasi anche con la creazione di progetti pratici, come un asilo autogestito nella zona di Porta Ticinese a Milano.

Tra i promotori di un convegno sulle esperienze non autoritarie nella scuola, da questo trasse lo spunto per la fondazione, assieme a Lea Melandrii, della rivista (e casa editrice collegata) L'erba voglio. Luserna, sua città natale, gli ha intitolato la biblioteca locale, dove sono raccolte le sue carte. Le sue opere sono in ristampa presso Adelphi, a cura della figlia Giuditta Fachinelli.

Nel 2019 è stato fondato e opera a Roma l'Istituto Elvio Fachinelli, che si occupa di psicoanalisi e cultura. ( da Wikipedia)




da wikipedia

Massimo Recalcati è uno psicoanalista, saggista e accademico italiano.


0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page