Giorgio Vasta racconta Book Pride Link
Da animale vivo e metamorfico quale è sempre stato fin dal suo apparire, il Book Pride – Fiera Nazionale dell’Editoria Indipendente – dopo il forzato rinvio dell’edizione milanese della primavera 2020 e dell'edizione genovese che si sarebbe dovuta tenere in questo periodo, si ripropone al suo pubblico dal 22 al 25 di ottobre in una modalità nuova, attenta alla lettura della realtà e dei tempi.
Perché di questo abbiamo bisogno, di nuove lingue, di nuove mappe. Non di preveggenza, ma di veggenza attiva. Per interpretare un presente diverso e inatteso. Per pensare un futuro incognito.
L'appuntamento con questa manifestazione ha sempre avuto il senso di avvicinarci ad una editoria più lontana dalla lettura dei bilanci e più vicina ad una letteratura di scelta. Temi poco affrontati, scrittori poco conosciuti o addirittura esordienti, traduzioni di autori che non troverebbero altrimenti la via per raggiungerci. Ogni edizione una proposta di riflessione, un punto di partenza, dettato da un tema che vuole essere non uno slogan ma uno strumento per orientarci nel cammino di una realtà appiattita in superficie ed sempre più intricata nel fondo.
La novità di questa edizione di Book Pride risiede tutta in un “link”, che sarà virtuale e fisico. Che cosa significa? Il link è un collegamento, una connessione che apre alla conoscenza, che instaura un rapporto. È un filo con cui tessere la trama di una nuova narrazione del presente. Un link sarà infatti la chiave che useremo per accedere alla piattaforma digitale pensata per ospitare gli stand virtuali abitati dagli editori, nella quale troveranno posto i cataloghi digitali da scaricare o capitoli/racconti omaggio, le presentazioni, gli incontri con gli scrittori, i dibattiti, le chat interattive tra lettori.
Sulla stessa piattaforma sarà possibile acquistare direttamente i libri esposti negli stand per poterli poi ritirare in una delle tante librerie indipendenti (qui l'elenco) che hanno aderito e che si sono rese disponibili ad abbracciare questa sfida. Non solo facendo da punto di ritiro, ma anche offrendo i propri spazi fisici per incontri in presenza e in assoluta sicurezza. In questo modo il coinvolgimento sarà completo, per dare a tutti un'opportunità, per far sentire tutti vivi in questi tempi difficili.
Un link, dunque, un legame. Sarà quello che si creerà fra tutti gli elementi della filiera del libro – autori, editori, distributori, librai e lettori - coinvolti come mai era avvenuto prima in una narrazione della cultura e della letteratura in cui tutti avranno un loro compito e giocheranno un loro ruolo.
Themeltingpop.com ha parlato di tutto questo con il direttore editoriale Giorgio Vasta, lo scrittore che, chiamato da ODEI (Osservatorio degli Editori Indipendenti) nel 2018, ha preso per mano Book Pride e lo ha dotato di straordinaria energia narrativa, portandolo ad essere uno degli eventi culturali più attesi e più significativi per chi ama i libri e le idee.
BOOK PRIDE LINK si propone in questa sua edizione particolare puntando sulla forza della circolarità culturale: le idee, i concetti, le storie che nascono dallo scrittore, arrivano all’editore, al distributore, al libraio, raggiungono il lettore, per tornare, metabolizzate, filtrate e germogliate al punto di partenza. Come è nata l’idea di mettere in gioco tutte le parti?
G.V.: Sono giorni, questi, in cui si è reso necessario, quasi urgente, rivedere il nostro modo di essere sociali, di viverci come comunità che coopera per un fine. Giorni in cui guardare a nuovi paradigmi di relazione in cui la cooperazione e la solidarietà tornino ad essere centrali. Nella filiera del libro spesso gli attori restano distanziati tra loro. Non solo, a volte è presente una conflittualità tra le parti, tra editore e distributore, come tra distributore e libraio che genera ostacoli perversi. La nostra proposta è invece quella di creare un legame più continuativo, più consapevole che attraversi tutti i soggetti coinvolti in quello che è il percorso del libro. La parola chiave è link, da interpretare non come concetto incorporeo e astratto, ma reale, concreto, fatto da persone. Un circuito di relazioni che possono portare in sé anche spinte avverse, ma che nell’incontro trovano la propria ricomposizione. Molto spesso i lettori che acquistano un libro non hanno la percezione – o non l’hanno in maniera completa – del viaggio che questo libro ha compiuto per giungere a loro. L’idea è quella di raggiungere, al termine di questo viaggio, l’unione di due sguardi, quello di chi scrive e quello di chi legge, resa possibile da tutti i soggetti che ne sono stati coinvolti.
LEGGERE I VENTI, quali suggestioni si nascondono dietro a questa frase?
G.V.: Nel momento in cui questo tema era stato pensato, si era dato per implicito che sapessimo che cosa sono i venti, sia che li pensassimo come flussi d’aria in movimento, sia che li guardassimo come apertura di un nuovo decennio. Dopo quanto è successo, al di là di ciò che si pensava, si è affacciato il rammarico di fare a meno di un punto di vista, di un fulcro centrale sul quale andavano ad innervarsi tutti i temi, i lavori, le proposte. La riflessione è quindi inevitabilmente caduta su cosa è cambiato, su che cosa sono i venti adesso. Il distanziamento a cui siamo stati costretti ci ha permesso di recuperare e osservare lo spazio vuoto tra i corpi, che prima era stato reso insignificante, annullato da un’idea estrema di confidenza, di contatto, sacrificando il mistero tra un corpo e l’altro. In questo spazio vuoto, in un inverno freddo, vedremmo stagliarsi chiaramente i nostri respiri. Prima invisibili, ignorati, questi flussi d’aria sono diventati ora centrali, minacciosi. L’aria è diventata densa di respiri nostri e degli altri, tra cui ci muoviamo con passo più cauto, più attento, a cui affidiamo una diversa responsabilità e un diverso valore. I respiri sono dunque venti e tutti noi, respirando, contribuiamo a nostro modo ai venti che soffiano.
Quali difficoltà avete incontrato nel pensare un nuovo modo di proporsi e nuovi meccanismi di interazione?
G.V.: Nel marzo scorso, costretti a rinunciare a tutto un progetto per cui si era lavorato con dedizione e passione, abbiamo avuto un momento di disorientamento. Isabella Ferretti e Sara Speciani, che si occupano rispettivamente della direzione generale e commerciale di Book Pride, non si sono però date per vinte e immediatamente hanno cominciato ad immaginare una nuova direzione a cui volgersi per ripensare l’intera proposta alla luce di un nuovo tempo. Con determinazione e caparbietà, da marzo ad oggi, hanno dovuto apprendere un nuovo linguaggio – quello del mondo digitale – e, a loro volta, trasmetterlo ad altre donne, Alice Spano e Federica Principi, con cui hanno tenuto le redini del nuovo progetto. Si trattava di immaginare un’alternativa alla tradizionale percezione spazio-temporale su cui da sempre si era strutturato un evento. Si trattava di pensare uno stand virtuale che, insieme ad altri, andasse a comporre una piattaforma, un luogo di incontro, un punto di contatto tra editori e lettori. Così è nato Book Pride Link, grazie all’impegno appassionato di un team di donne.
Passata l’emergenza del Covid, nella proposta di Book Pride resterà traccia di questa sua anima digitale o si tornerà alle abituali modalità?
G.V.: La distanza fisica ha sempre costituito un problema per la realizzazione di un evento. O tu, organizzatore, potevi portare un autore fisicamente nel luogo dell’incontro con i suoi lettori o non era possibile ascoltare ciò che questo autore aveva da dire. Lo stesso valeva per il lettore che poteva ascoltare un autore solo se aveva l’opportunità di stargli fisicamente di fronte. In questo momento non abbiamo però che la distanza a disposizione e con questa dobbiamo fare i conti. Non solo, dobbiamo leggere un’opportunità laddove c’è un problema. Sfruttando le possibilità offerte dal digitale – che già esistevano ma erano latenti – il lontano può essere ora avvicinato e unirsi in un bouquet di voci, mutando la percezione del qui e dell’altro. I contenuti diventano più fruibili, democratici ed etici.
Questa situazione, generata da una contingenza, deve trascendere da essa, rimanere disponibile e andare riempire quegli spazi che la distanza impediva di colmare. Una fruizione più allargata, e quindi più democratica, è l'eredità che ne potremo trarre.
Redazione themeltingpop.com
Arianna Destito & Antonella Grandicelli
Giorgio Vasta (Palermo, 1970) ha pubblicato il romanzo Il tempo materiale (minimum fax, 2008), Spaesamento (Laterza, 2010), Presente (Einaudi, 2012, con Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori), Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Humboldt/Quodlibet, 2016). Collabora con La Repubblica, Il Venerdì, Il Sole 24 ore e Il manifesto e scrive sul blog letterario minima&moralia.
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