top of page
Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Le recensioni di Valerio Calzolaio



di Valerio Calzolaio

"Parola di Dante" di Luca Serianni

Titolo: Parola di Dante

Auore: Luca Serianni

Editore: Il Mulino Bologna

Anno: 2021

Pag. 192 euro 15


Dante Alighieri (Firenze 1265 – Ravenna 1321). Si sa: Dante è il creatore della lingua (e della letteratura) italiana, del vocabolario fondamentale tanto della nostra lingua poetica quanto della nostra prosa scientifico-argomentativa, non solo per l’innegabile condivisione dei tratti fonetici e morfologici. La Divina Commedia non ha così mai cessato di rappresentare un serbatoio linguistico dal quale lettori e letterati hanno continuamente attinto negli ultimi otto secoli. Si può dunque partire dall’assetto testuale per assaggiare la “parola di Dante”, tenendo ben presente che è assente un autografo, che i “contaminati” manoscritti della diffusione planetaria sono oltre ottocento, che sono state effettuate rigorose verifiche critiche dei testimoni, delle biografie, delle vicende storiche e dell’iconografia dell’epoca (pur non sempre con esiti univoci).



Scrivere la Commedia in volgare e non in latino fu una scelta rivoluzionaria. Per Dante, come per i suoi contemporanei, il latino non era mai stato una lingua naturale, bensì una lingua artificiale, dotata di regolarità e fissità. Dovendo far parlare insieme uomini e donne di epoche, culture, lingue, ceti distanti, Dante adotta un moderno patto comunicativo con il lettore, sperimenta una lingua comune, più da commedia che da tragedia, la più inclusiva, dialogica e mimetica possibile, alternando con sapienza registri differenti e variando le situazioni rappresentate nella narrazione (domande di un’anima ai due viaggiatori, meraviglia rispetto alla corporeità del poeta, attenzione su Virgilio e sulle altre guide come Beatrice). Proprio le singole parole usate sono il tramite per capire il valore duraturo e “finora” immortale di Dante. Vanno studiate duttilmente e meticolosamente, è una bella sfida.


Il grande linguista e filologo Luca Serianni (Roma, 30 ottobre 1947) consegna alle stampe un interessante e agile testo, nell’anno delle celebrazioni dantesche per i 700 anni dalla morte del poeta. Formalmente riguarda solo il lessico, non le intere biografia e opera. Si parla con l’autentico Dante, non con i saggi su di lui. Alcune (molte) parole del lessico dantesco sono ancora le nostre; altre esistono ma hanno cambiato di significato, altre non esistono (solo) perché oggetti allora comuni non erano attinenti alla narrazione o i referenti proprio non circolavano; altre parole ed espressioni sono state stravolte dagli usi diffusi, pure in riecheggiamenti illustri non solo nazionali. Parte del lessico dantesco deriva da latinismi attinti a fonti classiche e medievali; molta altra parte costituisce una novità, si tratta di “prime attestazioni” (soprattutto per i verbi parasintetici), attinte dal parlato (muso, felicitare) o dal latino (assenso, collega) o da riformulazioni oppure (molto più di rado) inventate di sana pianta.


La cifra espressiva di Dante è la plurivocità a tutti i livelli, di personaggi e di lingue (o dialetti), di dialoghi e di narrazioni (voci). Il poema adotta principalmente lo stile “comico”, in misura diversa nelle tre cantiche ovviamente, variando i registri a seconda della situazione rappresentata. Il risultato è mirabile e mirabile è pure questo lindo chiaro colto volumetto di linguistica e filologia dantesca, davvero godibile e comprensibile per una platea vasta di lettori non specialisti, ricchissimo di citazioni ed esempi. L’indice finale delle parole dantesche citate comprende ben oltre cinquecento lemmi, rispetto ai circa dodicimila diversi da lui usati. Dall’interessante sondaggio a campione su quindici canti, tre per cantica, emerge per esempio che le parole nuove, ancora “vive” nell’uso attuale sono ben il 44,8%, la stessa percentuale delle parole uscite d’uso, entrambe superiori alla percentuale di parole vive non sovrapponibili nel significato.



 


"Le tre vedove" di Cate Quinn

Titolo: Le tre vedove

Autore: Cate Quinn

Traduzione: Alfredo Colitto

Editore: Einaudi Torino

Anno: 2021 (orig. 2020)

Pag. 479 euro 20


Utah. Un autunno di poco tempo fa. Viene ucciso il bel venditore di macchine inscatolatrici Blake Nelson, occhi blu profondo e capelli biondo ramato (quasi rossi), lentigginoso, entusiasta del survivalismo, guardiano del Tempio; il cadavere è stato trovato nel deserto, tre dita in parte tagliate, ferite sull’inguine, forse anche strangolato sul greto di un fiumiciattolo dove si può magari pescare qualcosa. Ha tre mogli e ciascuna di loro potrebbe essere colpevole. Sono tutti mormoni, “santi dell’ultimo giorno”, con vari gradi di religiosità. Vivevano in un ranch isolato, senza campo per i cellulari, a più di centocinquanta chilometri da cittadine sparse e da Salt Lake City: pulita casetta di legno, bagno esterno, baracche decrepite, orticello lasciato a metà, magazzino granaio e, sul retro, il vecchio fienile dove dormivano (due letti singoli e uno matrimoniale per il marito e la prescelta di ogni notte).



La trentenne Rachel è la prima moglie, la più anziana, capelli biondi cotonati, reticente, obbediente e sottomessa, sposati da circa sei anni. La 19enne Emily è la seconda, snella, bugiarda, occhi verdi azzurri e capelli chiari, sposati da quattro. Tina Keidis è la terza, cresciuta in affido, in passato tossicodipendente a Las Vegas, lunghi capelli neri e grandi occhi castani, pelle scura, formosa, schietta, arrivata da meno tempo. Indaga subito con parziale insuccesso la bella attenta detective Brewer, capelli castani e occhi ambra. Poi anche il bel detective Carlson, che già si era occupato di sette in precedenza. I matrimoni poligamici sono illegali in quella Chiesa dal 1904, i mormoni non approvano caffeina tabacco alcol, i fedeli non tolgono mai indumenti intimi sacri di spesso nylon e tengono in casa conserve e rifornimenti utili per anni in caso di (quasi) fine del mondo, la faccenda risulta decisamente complicata. La morte della e nella famiglia è questione di diffusione planetaria.


La giovane giornalista inglese Catherine Cate Quinn scrive di viaggi e costume per The Times, The Guardian e The Mirror; dopo vari romanzi storici, esordisce ottimamente in un giallo noir di raffinata ricostruita ambientazione americana. Ci fa subito capire come le tre protagoniste non potessero proprio andare d’accordo nel ménage famigliare mormonista, modellate e fossilizzate in ruoli decisi dal maschio, reciprocamente fastidiosi e poco sopportabili (se non con antidepressivi): una mielosa cuoca in cucina, un’adolescente timida cameriera in salotto, una servile fascinosa puttana in camera da letto. Si sospettano a vicenda e sono tutte davvero sospettabili, separatamente e successivamente indagate dai poliziotti. Via via emergono particolari scabrosi, del resto l’ottima narrazione è in prima persona varia, le tre raccontano al presente il proprio punto di vista con acume e sensibilità femminili, tutte a loro modo molto vulnerabili.


Rachel aveva traumatici trascorsi infantili e adolescenziali in una crudele setta religiosa al confine col Nevada (con clinica illegale e cimitero segreto) e ferite ancora aperte. Emily ha tendenze autopunitive, anche fisicamente. Tina si prostituiva per la droga ed è avvezza a giochetti erotici. E presentano pure inevitabili stranezze i genitori, i fratelli e le sorelle del loro marito (che stava tramando misteriosi progetti immobiliari), una famiglia d’origine danese. In tanti, in quell’America profonda e isolata, crescevano da generazioni con una dieta a base d’ignoranza e idee folli, giungendo all’adolescenza nemmeno in grado di leggere e scrivere: l’autrice lo descrive molto bene nel romanzo, meglio ricordarselo ogni tanto. Ne vien fuori una perfetta storia di “anormalità” dentro civili comunità umane (a noi ignote ed estranee) con i nostri stessi problemi di sopravvivenza, riproduzione, salute, sentimenti.



 


"Treviso. Guida illustrata alla marca gioiosa" di Paola Scibilia

Titolo: Treviso. Guida illustrata alla marca gioiosa

Autore: Paola Scibilia

Editore: Linea Edizioni Padova

Anno: 2020

Pag. 151 euro 20


Treviso. Da millenni. Ecco una preziosa utile nuova guida alla bella città veneta, brevi testi ben organizzati, oltre quattrocento immagini manuali colorate (disegni e cartine): “Treviso”, città d’acqua e di cultura, da visitare ed esplorare attraverso descrizioni storiche e letterarie, itinerari, aneddoti e curiosità. L’autrice dell’intera pubblicazione è un’illustratrice, artista e insegnante d’arte: Paola Scibilia (Treviso, 1970). L’originale struttura contiene ben una settantina di voci, non tutte urbane, un paio di pagine ciascuna: frasi celebri, canali, fontane, mulini, passaggi segreti, personalità, mercati, bambine e bambini, quartieri, Sile, marca gioiosa et amorosa, parchi, alberi sacri, asolo, castelli, abbazie, erbe spontanee, Piave, amici animali, cucina tipica, prosecco, radicchio, così, giusto per dare un’idea. In fondo un ottimo indice dei nomi, la bibliografia e la sitografia, un volume da usare in corso d’opera, imparando e divertendosi.




 


Valerio Calzolaio (1956) è giornalista e scrittore. Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Macerata, è stato deputato per quattro legislature e sottosegretario al ministero dell'Ambiente dal 1996 al 2001. Tra i suoi libri ricordiamo Ecoprofughi. Migrazioni forzate di ieri, di oggi, di domani (NDA Press, 2010). Per Einaudi ha pubblicato, con Telmo Pievani, Libertà di migrare (2016).


Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page