di Maurizio Miro Gatti
Sono sempre rimasto affascinato dalle grandi questioni della Fisica, quella con la F maiuscola: da una parte la fisica dell’estremamente grande, con i misteri delle galassie, della perfidia dell’anti-materia, della nascita e del movimento dell’universo, delle scale temporali che ci rendono più che infinitesimi, e dall’altra la fisica dell’estremamente piccolo, alle sorgenti della materia, del suo esserci e non esserci, nella considerazione che tutto il nostro pieno è fatto di tanto vuoto in cui galleggiano piccoli mondi ruotanti.
E poi mi affascinano i misteri della fisica quotidiana, con la f miseramente minuscola, quelli basati sull’osservazione di eventi a volte inspiegabili, come il bicchiere che cade, non si rompe e rimbalza pur essendo di vetro fragile, come il cassetto della madia che scricchiola, scricchiola e poi si frange a terra, come quel sottile raggio di luce che trova un esile pertugio nel difetto di una tapparella e ti arriva in pieno volto a svegliarti poco dopo l’alba in un giorno di festa, come il bottone che ti salta via in un momento cruciale e cade nella tazza del bagno,….quanti straordinari fenomeni su cui la Fisica con la F maiuscola chiamata a spiegare, non fa che balbettare poche sillabe incomprensibili.
Eppure questi eventi accadono, e come richiede ogni legge fisica, sono replicabili: nel senso che ogni volta che voi non lo volete riaccadono.
Voglio proprio intrattenervi su uno di questi, di cui per lunghi anni sono stato (e lo sono tutt’ora!) testimone consapevole: l’ imprevedibile rotazione gravitazionale delle pantofole.
Non so se ci avete mai fatto caso ma quando vi avvicinate al letto, magari dovendo muovervi con circospezione nella penombra per non svegliare la vostra dolce metà (la quale se viene svegliata perde improvvisamente la qualifica di “dolce”), arrivate ai piedi del letto, cominciate a salirvi delicatamente, appoggiando sulle coltri le ginocchia (sempre che quest’ultime per precedenti attività non producano scricchiolii così sinistri e forti da svegliare anche Dracula dal sonno eterno), per poi sinuosamente e silenziosamente sdraiarvi sopra o sotto le coperte (in genere dipende dalla stagione e dalla latitudine), ecco che accade: le pantofole che durante le ultime operazioni si sono distaccate (con un velo di tristezza? O di sollievo?) dai vostri piedi atterrano proprio vicino al letto.
Prima di addentrarmi nello studio del fenomeno in esame, vorrei spendere pochi momenti sulla questione “dolce metà”: la mia ha rigettato da tempo l’idea che mi ero fatto di andare a dormire in contemporanea, perché purtroppo ho il pisolo veloce. Mi addormento prima di lei. E quindi lei ancora sveglia, all’inizio della dolce discesa che porta al sonno ristoratore… non riesce più a dormire: per le mie lezioni di violoncello notturno (pare anche che non sia accordato perfettamente), per la mia segheria scandinava personale, per il mio trenino a vapore modello 1870, scala 1:5 per le dimensioni ma 10:1 per il sonoro….
Ma torniamo all’indagine sul nostro anomalo fenomeno fisico.
Siete quasi in posizione strategica e definitiva sul letto e “mollate” gli ormeggi, pardon, le pantofole (vulgo “ciabatte”): una cade a terra normalmente, con la suola verso il basso, perfettamente allineata sulla proiezione del vostro piede; la seconda invece no: quasi regolarmente si ribalta.
Destra o sinistra non c’è differenza in questa imprevista rotazione, non ci sono complicanze politiche evidenti almeno su questo tema.
Ma perché si ribalta una delle due pantofole? Cosa dice la fisica (con F maiuscola o f minuscola)? Ho forse solo un piede dotato di artigli, che tengono agganciata la pantofola in caduta, caduta che riesce a compiere con rotazione solo perché il suo peso riesce a liberarla dalle grinfie “pedonali”? Il volteggio è forse generato da un sudore di piede selettivo, cioè suda un piede solo, in modo alternato casuale e tiene appiccata la pantofola, la quale si staccherebbe con uno schiocco da bacio voluttuoso, per poi cadere rovesciata?
E in caso che il calzino notturno protettivo sia presente questo composto umorale chimico riesce ad attraversarlo e a mantenere il perfido comportamento rotatorio?
Forse che a forza di mangiare schifezze di vario genere e provenienza abbiamo generato intorno a noi ed alle nostre estremità un campo magnetico attira-pantofole (anche senza palesi contenuti metallici…)? O per muoverci su orizzonti più favolosi, quando ti levi le pantofole, i minuscoli elfi del giramento saltano fuori da sotto il letto e ti fanno il dispetto?
Occorre considerare che la rotazione gravitazionale della pantofola genera una serie di possibilità notturne notevoli. Infatti se di notte ti devi alzare per una qualsiasi urgenza (che abbia attinenza per esempio con liquidi caldi o freddi da ingurgitare o produrre) e al buio una pantofola è da girare, rischi di scatenare:
- inciampo non voluto con caduta rovinosa e rumorosa (con conseguente risveglio ansioso dell’ex-dolce metà)
- attraversamento frettoloso della casa con un piede nudo o al massimo dotato di leggero calzino protettivo (classicamente in questo caso il suddetto calzino è sottile e garantisce un’alta sensibilità); ovviamente nella sera precedente l’unico bicchiere che cade e si rompe si è immolato sul pavimento che state per attraversare, e certamente l’unico frammento non raccolto con adeguata cura sarà reperito dal vostro piede nudo, novello Sherlock Holmes delle schegge. Non vorrei addentrarmi poi nella questione statistica e geometrica degli angoli dispettosi, quelli che di giorno si tengono ben a distanza dai vostri piedi ricoperti da robuste scarpe, ma che si animano frementi di notte, pronti a catturare il vostro timido “marmellino” (era il nome che davo da bambino al mignolino del piede).
- attentati prostatici con possibili perdite o allagamenti intimi, in base al vostro corrente stato di salute.
Perché la pantofola si gira sul dorso, prima di atterrare sul pavimento, ai piedi del letto?
Forse perché partecipa alla rivoluzione dell’asse terrestre, facendosi passare per il pianeta “Babbuccia C-4”?
Sente forse le onde lunari, rotolando con trasporto e imitando le notturne maree, sia che abitiate al mare che in mezzo ai boschi o ai piedi del Monviso?
Oppure la sfiga è governata da una legge fisica che nessun premio Nobel ha ancora scoperto?
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