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"La suggeritrice". E se Cyrano de Bergerac fosse stata una donna?



"Perché abbiamo paura di un bacio?, scrisse andando a capo. Un bacio è soltanto una parola. Ci rinunciamo soltanto perché ci impaurisce tanto il solo pronunciarla, temiamo che poi ci brucerà la pelle? [...] Alzò la penna dal foglio con la fronte imperlata di sudore, come se tratteggiare quelle parole sulla carta le fosse costato uno sforzo enorme."

“La suggeritrice” (Neri Pozza) di Emanuela Ersilia Abbadessa è un romanzo in cui si respira grande passione, dalla prima all'ultima pagina. Una storia affascinante e complessa, che intreccia il destino di tre protagonisti — Franca, Cristiana e Carlo — e restituisce una serie di riflessioni profonde che coinvolgono la musica, l’arte, l’amore, la ricerca di sé. E, così come nella famosa opera di Edmond Ronstand, l'amicizia.

È l'autrice stessa in una nota a svelarci il gioco della sua ispirazione, definendosi addirittura ossessionata dalla figura di Cyrano e dalla sua storia così emblematica, a tal punto da interrogarsi sugli esiti che avrebbe avuto se al posto di due uomini, Cyrano Savinien de Bergerac e Cristiano de Neuvillette, ci fossero state due donne. Sono nate così Franca Savignano, Cristiana Villa e "La suggeritrice".



Ambientato nella Palermo del 1955, il romanzo racconta la storia di una donna, Franca Savignano, che ha rinunciato ai propri sogni di diventare una pianista solista per adattarsi a una vita più ordinaria, al servizio della musica e della danza. Dietro le quinte della scuola diretta da Madame Svetlana Petrenko, un’ex étoile russa, Franca vive così un'esistenza opaca, suonando il pianoforte di giorno per accompagnare le sue alunne e relegando la sua passionalità al chiuso della sua stanza, suonando la sera solo per sé. La sua vita, scandita da una routine fatta di musica e solitudine, viene sconvolta dall’arrivo di Cristiana Villa, una giovane danzatrice la cui grazia e talento affascinano immediatamente Franca fin dal primo incontro.


La relazione che si sviluppa tra le due donne è al centro della narrazione. Franca si sente subito attratta dalla bellezza eterea e dal talento di Cristiana, che, nonostante la sua apparente fragilità, quando danza sulle punte delle sue scarpette sembra incarnare una divinità. Mentre volteggia sul palcoscenico diventando un cigno, simbolo di perfezione e bellezza (così come la descrive Madame Petrenko), nella vita quotidiana Cristiana è però una ragazza vulnerabile, che si perde nella vastità e nell'incertezza del mondo. La figura di Cristiana è il contraltare di Franca: un talento cristallino e una bellezza esteriore che la rendono luminosa, ma che, nella vita quotidiana, nascondono fragilità e insicurezze. Il suo rapporto con Franca è uno degli aspetti più toccanti del libro: l’affetto, la protezione e la crescita reciproca tra le due donne sono la vera ossatura della narrazione.


"Qualcuno avrebbe dovuto prendersi la briga di elencare a uno a uno tutti i sentimenti racchiusi in un 'ti amo', avrebbe dovuto parlare dell'amore che crea uno stato di euforia, di quello che disorienta e conduce su mete opposte a quelle prefissate [...]"

La connessione tra Franca e Cristiana cresce in maniera naturale e profonda, con Franca che si trasforma in una figura protettiva e amorevole, disposta anche al sacrificio di sé per sostenere l’amica. Ma quando, con l’arrivo di Carlo, professore di storia appassionato di opera, l’amore entra in scena, le dinamiche cambiano, creando tensioni emotive che vanno a sfidare le certezze e le relazioni stabilite. La presenza di Carlo rompe l’equilibrio tra le due donne, portando una nuova dimensione nella storia.


Il tema dell’amore, che attraversa tutto il romanzo, è trattato in modo profondo e sfaccettato. L’amore come eros, ma anche come amicizia, come tenerezza, protezione e desiderio di cura. Il rapporto tra Cristiana e Franca non è solo quello di due donne legate dalla passione per la danza e la musica, ma anche quello di un’affinità profonda, quasi un amore platonico che si trasforma in un legame protettivo e ricco di scambi emozionali. “Ti amo” diventa così un concetto che sfida le definizioni, assumendo forme diverse e arricchendosi di sfumature.

 

“Se nasci cigno, sei sempre cigno. Oca non diventa mai cigno”

Una domanda che Abbadessa pone nel suo romanzo è: chi è veramente il “cigno” nella storia? Cristiana, con il suo talento e la sua bellezza, o Franca, la cui dedizione e amore incondizionato per l’amica la rendono una figura altrettanto straordinaria? La risposta, come la trama stessa, non è mai univoca. Il talento, l’amore e l’amicizia sono sfumature che si intrecciano in un gioco continuo di visibilità e invisibilità, di luce e ombra. Le parole rivolte da Madame Petrenko a Franca - “Se nasci cigno, sei sempre cigno. Oca non diventa mai cigno” - suggerirebbero un’idea di predestinazione e di talento innato, ma lasciano in realtà aperta la strada a un dubbio.


Franca, la “suggeritrice”, si confermerà nel corso del romanzo vera figura centrale, capace di far emergere gli altri, nonostante la scelta di porsi a lato, lontana dai riflettori.

Il titolo del romanzo richiama una figura teatrale fondamentale, colui che resta invisibile agli occhi degli spettatori, ma è cruciale per il successo dell’interpretazione. Franca è una sorta di suggeritrice nella vita, una figura che vive per gli altri, che accompagna e supporta senza mai mettersi al centro. La sua esistenza è segnata dalla ricerca di sé, ma anche dalla paura di mettersi realmente in gioco. Come il suggeritore, vive nell’ombra, con il suo ruolo di accompagnatrice, ma anche come testimone silenziosa di sentimenti e cambiamenti. La sua è una posizione particolare, che la rende invisibile eppure fondamentale, capace di percepire le emozioni degli altri e di guidarle.


"Più tardi, a letto, stringeva tra le mani il taccuino del padre nella speranza di leggervi un motto che avrebbe potuto farle decidere di andare a Milano. Le pagine bordate di rosso si aprirono però su una frase di Turgenev: La felicità di ciascuno è costruita sull'infelicità di un altro."

Un altro aspetto interessante del romanzo è l’introduzione del “quadernetto delle citazioni letterarie”, che, dono dell'amato padre, diventa una sorta di oracolo per Franca, un simbolo di eredità culturale e intellettuale che guida le sue riflessioni e decisioni. Aprire questo quadernetto è per la protagonista come un rituale che le consente di navigare nel caos emotivo e intellettuale della sua vita. La scrittura, la lettura e la citazione di testi, quindi, diventano un modo per cercare risposte nei momenti di dubbio e di incertezza. La presenza di questo quadernetto è una spia di quanto la scrittura di Abbadessa sia raffinata e profondamente nutrita di riferimenti culturali: dalle citazioni letterarie alle allusioni musicali e teatrali, il romanzo è un omaggio alla cultura e all’arte, ma anche alla complessità dei legami umani. Le riflessioni sul significato dell’amore e dell’amicizia, in particolare, sono trattate con una profondità rara, mostrando come questi sentimenti possano essere più complessi e ambigui di quanto non appaiano.


"Uscendo dall'edificio aveva cercato di inalare tutta l'aria possibile, ma era come se il respiro le si fosse bloccato in gola, in uno spazio indefinito tra il punto in cui vanno in frantumi i sogni e quello in cui nasce il pianto."

Abbadessa ci regala una storia delicata e potente, in cui le sfumature di luce e ombra, visibilità e invisibilità, si intrecciano in un racconto che affascina, coinvolge e, soprattutto, fa riflettere sul valore della propria esistenza e dell'arte. Un libro che lascia il segno.

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