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La Fabbrica della Femminilità: Lallie Charles e Rita Martin

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    Redazione TheMeltinPop
  • 26 mar
  • Tempo di lettura: 9 min

Alla National Portrait Gallery di Londra un omaggio al talento delle due fotografe degli inizi del Novecento



Lallie Charles by Compton Collier, National Portrait Gallery
Lallie Charles by Compton Collier, National Portrait Gallery

a cura di Antonella Grandicelli


Un paravento con decorazioni floreali, un tavolino ricoperto da una tovaglia candida, sopra un servizio da tè; cuscini, tappeti, vasellame di provenienza orientale, un ritratto su un cavalletto, due felci in vaso e tre donne in abiti tardo-vittoriani intente a prendere il tè del pomeriggio, a sfogliare riviste e a chiacchierare tra loro. Sorrisi appena accennati, sguardi languidi, quasi annoiati e tanta luce che arriva dalle finestre laterali e da un lucernario. Non è la scena di un film in costume, ma una fotografia. Siamo nel 1899 e la fotografia ritrae Lallie Charles insieme alle sorelle Rita e Isabelle Martin, in quello che con ogni probabilità era il suo studio fotografico londinese in Curzon Street, nell’elegante zona di Mayfair (qui per vedere il ritratto).


Lallie Charles e Rita Martin sono state due fotografe di grande talento negli anni di fine Ottocento e inizi Novecento, il cui interessante e originale lavoro di ritrattistica è stato poco considerato nella storia della fotografia e a cui una sezione dedicata della National Portrait Gallery -The Factory of Femininity: Studio Portraits of Lallie Charles e Rita Martin (5 settembre 2024 – 19 ottobre 2025) - ha ridato il giusto risalto. Due professioniste che, alla fine dell’Ottocento, decidono di essere imprenditrici di sé stesse e, in breve tempo, raggiungono fama e successo economico. Due artiste dell’obiettivo che ci hanno lasciato numerosi ritratti di donne della loro contemporaneità – aristocratiche e borghesi, suffragette e attrici – documentando l’aspetto e lo spirito femminili nel passaggio tra i due secoli. Inserendosi in un periodo di grandi cambiamenti, segnato da un progressivo mutamento delle tecniche fotografiche, da una crescente urbanizzazione e dal cambiamento dei costumi sociali, la loro opera riveste un’importanza fondamentale per comprendere le dinamiche culturali e sociali di una particolare epoca storica.



Lallie Charles e la sua epoca: un viaggio visivo tra eleganza e modernità


Quando decide di aprire il suo primo studio personale nel 1896 all’1 di Tichfield Road nella zona di Regent’s Park (si trasferirà in Curzon Street solo nel 1911), Lallie Charles ha solo ventisette anni e da un anno ha sposato il fotografo Georges Garet-Charles (da cui in realtà divorzierà presto). Intelligente e acuta osservatrice, si guadagna da vivere producendo cartoline, biglietti augurali, illustrazioni fotografiche per libri e riviste, che ne denunciano ben presto le ottime capacità e il talento. Nel frattempo comincia a realizzare le prime fotografie di moda utilizzando sua sorella Rita come modella.


“Direi che una donna può avere un buon successo se è disposta a dedicarvi tempo e un vero e proprio lavoro. Deve possedere il grande sentimento artistico, essenziale; deve avere un capitale necessario - e nemmeno poco - per coprire le spese iniziali; deve acquisire una buona conoscenza pratica della tecnica dell'arte; e ancora una volta direi che deve essere disposta a lavorare sodo. Ma il lavoro è l'alfa e l'omega del successo: prima per conquistarlo, poi per mantenerlo”.

Nelle sue parole, tratte da un’intervista rilasciata da lei al The Windsor Magazine nel 1897, si sente il suono di quelle che da lì a qualche tempo pronuncerà Virginia Woolf sull’importanza per le donne di “avere soldi e una stanza tutta per sé”.



Lillie Langtry by Lallie Charles, National Portrait Gallery
Lillie Langtry by Lallie Charles, National Portrait Gallery

Lallie è all’inizio della sua carriera, la fotografia si sta via via trasformando da un’arte esclusiva riservata a pochi eletti ad una pratica più diffusa e accessibile, divenendo un elemento importante anche all’interno della carta stampata. Evoluzioni tecniche, come il passaggio dal dagherrotipo alle prime pellicole, hanno prodotto cambiamenti che influiranno profondamente sul modo in cui la realtà viene rappresentata e percepita. Lallie si ispira al lavoro di un’altra figura femminile dell’arte fotografica dell’epoca, Alice Hughes, di cui probabilmente è stata allieva e collaboratrice per un certo periodo, assimilandone tecniche e procedimenti. Passando dall’uso del nitrato d’argento al platino all’interno del processo di sviluppo fotografico, Alice Hughes era riuscita infatti ad ottenere per le sue stampe una gamma tonale insuperabile, con neri profondissimi e una morbidezza di gradazioni nella resa dei grigi che consentiva di far emergere tutti i dettagli dell’immagine.


“Non ho mai iniziato a fotografare, mi ci sono semplicemente avvicinata. Mi è sempre piaciuto giocare con la macchina fotografica e, man mano che i miei risultati diventavano sempre più credibili, ho dedicato a quest'arte - perché la considero un'arte - una parte sempre maggiore del mio tempo libero. Ho studiato a fondo il mestiere, e la gente ha detto tante cose gentili sul mio lavoro, e gli editori a cui ho inviato le foto hanno iniziato a chiedermi di farne altre, e... questo è tutto.” (The Windsor Magazine, 1897)

Il periodo in cui Lallie vive e lavora è conosciuto oggi come Belle Époque, quella fase di prosperità e di ottimismo che ha preceduto la devastazione della Prima Guerra Mondiale. Si tratta di un’epoca di grandi progressi scientifici, tecnologici e culturali, con una società in rapida trasformazione, dove l’emergere della borghesia e il cambiamento dei ruoli sociali si riflettono anche nell’arte e nella fotografia. La sua attività può essere vista come la testimonianza di un mondo che sta cambiando velocemente, una narrazione visiva che si focalizza non solo su ritratti eleganti, ma anche sull’immagine di un’epoca di raffinata bellezza, segnata però da forti contraddizioni sociali.


“… le donne, di norma, preferiscono essere fotografate da una donna. Vedete, una forte luce mattutina è molto realistica; mette in evidenza i piccoli difetti di una persona, o accentua l'inizio di una ruga o di una zampa di gallina. Ora ogni donna, […] , quando si trova di fronte a un un uomo critico, che nota tutte le sue piccole imperfezioni della carnagione o dei lineamenti, si sente a disagio, perde tutta la naturalezza che possiede, e di conseguenza la fotografia che ne risulta è più adatta a una camera degli orrori che a una vetrina di Regent Street.” (The Windsor Magazine, 1897)


Lallie Charles e la fotografia di ritratto


Uno degli aspetti più significativi del lavoro di Lallie Charles riguarda il suo approccio al ritratto fotografico. Al contrario di ciò che spesso accade negli studi fotografici dell’epoca gestiti da uomini, dove l’esperienza del ritratto è caratterizzata da lunghe, faticose sedute, vissute spesso con disagio, le donne che entrano nel suo studio – da lei chiamato “The Nook”, l’angolino - sono accolte in un luogo sicuro, confortevole, pieno di suggestioni. Charles serve loro una tazza di thé e le mette a loro agio, le fa chiacchierare, raccontare di sé, ne studia i gesti, le espressioni, l’incarnato per cercare di coglierne le cratteristiche personali e riuscire a esaltarle. La fotografa possiede la capacità unica di cogliere l’essenza dei suoi soggetti, non limitandosi alla mera rappresentazione del loro aspetto fisico, ma cercando di esplorare e catturare la loro personalità. I suoi ritratti sono caratterizzati da una cura nei dettagli, una luce morbida che esalta i tratti del volto e una composizione impeccabile che dona eleganza e profondità alla scena.


In un’epoca in cui la fotografia era ancora un mezzo relativamente nuovo, questi ritratti non erano solo strumenti per conservare la memoria visiva di una persona, ma anche un modo per elevare il soggetto a un livello di rappresentazione quasi aristocratico. Inoltre, il contesto sociale e culturale in cui Charles operava era caratterizzato da una crescente domanda di immagini che celebrassero lo status sociale, la ricchezza e l’eleganza. Lallie, quindi, si trovò a lavorare per un’élite che desiderava immortalare la propria immagine con una qualità che superasse quella delle semplici fotografie da studio. La sua abilità nel creare composizioni visivamente armoniose, nella scelta delle pose e degli sfondi, rendeva ogni ritratto un’opera d’arte visiva, una testimonianza del prestigio sociale.


“Mi piace avere i miei soggetti tutti per me per una mezz'ora tranquilla, di preferenza davanti a un tè pomeridiano, in modo da poter cogliere i loro tratti migliori, il loro lato migliore, la posa più naturale. Poi, quando se ne vanno, ripasso nella mia mente tutte le impressioni che ho raccolto e stabilisco definitivamente cosa devo fare quando tornano per affrontare l'obiettivo. Il mio unico credo è quello di conoscere il mio interlocutore e di usare ogni briciola di questa conoscenza. Cerco di far sentire le persone a casa propria, di far capire loro che non sono in uno studio. A quel punto riprendono il loro solito modo di sedersi e di guardare. Il resto è sensazione”. (The Windsor Magazine, 1897)

Una visione moderna attraverso la lente della tradizione


Nonostante la sua attenzione alla bellezza e all’eleganza (fu fotografa anche della famiglia reale), Lallie Charles non si limitò ad un approccio estetico conservativo. Nelle sue fotografie si possono cogliere anche gli elementi di una società in cambiamento, in cui la fotografia si stava rapidamente affermando come mezzo di documentazione della modernità. Sebbene non sia nota per aver sperimentato tecniche innovative come altri fotografi contemporanei, la sua opera è un’importante finestra sulla transizione da un mondo antico ad uno nuovo. I ritratti di Charles non erano solo immagini di una bellezza estetica, ma anche potenti dichiarazioni sociali che contribuivano a riscrivere il ruolo della donna nella società e nell’arte. La sua attenzione ai dettagli, la luce delicata, la composizione equilibrata e nello stesso tempo la sua capacità di cogliere l’attimo facevano sì che i suoi soggetti sembrassero quasi sospesi in un’atmosfera eterea, una tecnica che dava ai suoi ritratti una profondità emotiva rara per l’epoca.




Rita Martin, autoritratto - National Portrait Gallery
Rita Martin, autoritratto - National Portrait Gallery

Rita Martin: l’introspezione e la modernità nella fotografia


Nel 1906, dopo dieci anni di lavoro trascorsi come braccio destro della sorella e aver acquisito l'esperienza unica di lavorare su entrambi i lati della macchina fotografica, Rita Martin apre a sua volta uno studio al 74 di Baker Street. A circa un miglio di distanza da quello di Lallie Charles, ne continua e ne sviluppa l’arte fotografica di introspezione e sensibilità, in una libera e fruttuosa concorrenza di talenti. Anche quella di Martin è una carriera di grande successo. Davanti al suo ricercato obiettivo sfilano molte delle stelle del palcoscenico del periodo edoardiano, come la famosa attrice shakespeariana Lily Brayton o l’amata cantante Lily Elsie, ritratte in sfumature di colore pallide su uno sfondo di sfolgorante bianco puro.



Lallie Charles Cowell by Rita Martin - National Portrait Gallery
Lallie Charles Cowell by Rita Martin - National Portrait Gallery

Combinando la visione estetica con una dimensione più emotiva e psicologica, Rita Martin esplora attraverso il suo obiettivo le complessità della vita urbana londinese e le sue relazioni. Il suo lavoro si caratterizza per una continua ricerca di autenticità, sia nei ritratti che nella fotografia documentaristica, cercando di rivelare le emozioni e i conflitti interiori dei soggetti. A differenza di molti fotografi contemporanei, Martin non si limita a documentare l’estetica delle sue modelle, ma ne esplora l’intimità psicologica, rivelandone l’affascinante e complessa interiorità attraverso la luce, la composizione e la postura. La sua fotografia, influenzata dalle avanguardie artistiche e dalla crescente attenzione per l’individuo nella società moderna, si concentra su soggetti che possano riflettere la condizione umana in tutta la sua complessità.


“Nessuna donna è semplice. In ogni volto, che non sia mai così poco interessante, c'è qualcosa che attrae l'artista. Mi sforzo sempre di raggiungere quel qualcosa e di fissarlo sulla mia lastra. L'improvvisa bellezza spesso stupisce la stessa protagonista”. (The Windsor Magazine, 1897)

Martin è stata anche una pioniera nell’uso della fotografia come strumento di commento sociale, documentando le contraddizioni della vita urbana di Londra, dove le dinamiche di classe, di genere e di emarginazione erano ancora particolarmente evidenti. Pur non conoscendone oggi il reale coinvolgimento nelle attività propagandistiche, sicuramente è stata vicina al movimento delle suffragette, ritraendone alcune esponenti come Rosamund Massey e Christobel Pankhurst, immagini che saranno poi diffuse anche attraverso riviste e giornali e aiuteranno a mettere in evidenza le loro battaglie. Quindi, sebbene la sua carriera sia stata in gran parte concentrata sulla fotografia artistica, i suoi lavori hanno anche una forte componente documentaristica, che le ha permesso di affrontare temi sociali con una sensibilità unica.



Dame Christobel Pankhurst by Lallie Charles; Dame Ellen Alice Terry by Lallie Charles; Evelyn Millard, Julia James, Regine Flory by Rita Martin - National Portrait Gallery


L’importanza della fotografia di Lallie Charles e Rita Martin


La fotografia a Londra agli inizi del Novecento era ancora un campo dominato da uomini, ma la presenza di donne come Lallie Charles e Rita Martin segnò un cambiamento nelle modalità di rappresentazione visiva e nella percezione dei ruoli femminili. Entrambe riuscirono a portare avanti una fotografia che non solo documentava la realtà, ma era anche capace di riflettere i cambiamenti sociali e culturali dell’epoca.


Lallie Charles, con i suoi ritratti di donne aristocratiche e dei loro figli, non si è limitata a perpetuare gli stereotipi tradizionali della bellezza femminile, ma ha cercato di catturare un’immagine della donna che fosse moderna, intellettualmente sfaccettata e più vicina alla realtà quotidiana. Rita Martin, dal canto suo, ha portato la fotografia femminile verso un’ulteriore evoluzione, concentrandosi su un tipo di rappresentazione che andasse oltre l’aspetto esteriore dei suoi soggetti. Martin fu in grado di trasmettere nelle sue immagini una tensione emotiva che le rendeva uniche, contribuendo a un cambiamento di paradigma che avrebbe influenzato la fotografia d’arte anche nei decenni successivi.


Entrambe le fotografe, sebbene non sempre riconosciute come dovrebbero, hanno avuto un impatto duraturo sulla fotografia del loro tempo, contribuendo a rendere la fotografia una forma d’arte che non si limitava alla semplice registrazione di immagini, ma che si immergeva nelle complessità della condizione umana. Le loro opere continuano a essere apprezzate e studiate oggi per la loro capacità di esplorare la psicologia e l’emotività, e il loro lavoro resta un punto di riferimento per tutte quelle fotografe che cercano di raccontare il mondo attraverso uno sguardo sensibile e profondamente umano.

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