(Piccole occasioni di gioia quotidiana)
di Elena Nieddu
La sorella, strano caso, si chiama Phalenopsis amabilis ed è bianca, lucente. Dopo aver riposato a lungo, ha lanciato in alto, senza esitazione, un ramo di future farfalle.
Lei, invece, è viola, come la passione. Non vista, ha lavorato in silenzio per mesi sotto le radici tortuose e i brandelli di corteccia. Finalmente, ha spedito nel futuro tre piccoli tralci bassi, attorcigliati fra le spire, ognuno impreziosito da gemme grasse e piene di promesse.
Qualche giorno fa, senza dire niente a nessuno, ha scodellato un fiore con tutte le sfumature del fucsia, intrappolato sotto le foglie. Magnifico.
“Guarda un po’”, ho detto a Maria “Peccato che non si veda”.
Il giorno dopo, altri petali si sono aperti, sempre nelle retrovie. Ancora più belli.
Con i resti di una tovaglietta di bambù, ho cercato di fare spazio attorno a quelle vite appena nate: ho costruito un puntello per sollevare le foglie, cercando di aiutare la luce e il calore a raggiungere i boccioli. Grata di quelle attenzioni, l’orchidea ha regalato un altro fiore: questa volta, rivolto verso il muro della cucina.
“E’ un’introversa”, ha detto Maria sorridendo e guardando, invece, con diffidenza, quel ramo così sicuro di sé che la Phalenopsis ci sbatte in faccia.
Strana gente, le orchidee: sembrano venute da un altro pianeta. Non chiedono la terra, ma torba, corteccia e sassolini. Vogliono vasi trasparenti da cui lanciare radici aeree. Dimorano con piacere nell’acqua. Sbocciano, se gli va, anche sotto le radici o nell’angolo più buio di una cucina.
Sarà un caso, ma mentre ne scrivo, una danza di fiocchi di neve sta ricoprendo la città, sospinta da un vento freddo, eppure è aprile inoltrato. Tutto mi porta a credere che si tratti di una magia dell’orchidea viola: da un lato, rivendica il diritto di essere introversi, in un mondo di Phalenopsis. Dall’altro, sussurra che la vita non è mai come ce la aspettiamo, ci riserva senza problemi un fiore sotto le radici o una nevicata in primavera. Ma, proprio per questo, vale la pena di scoprirla.
Elena Nieddu
8 ata a Genova nel 1974, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Torino, ha conseguito il praticantato giornalistico all’Ifg “Carlo De Martino” di Milano. Nel 2019 è uscito il suo primo libro, “Senza pelle”, edito da Ensemble. Suoi racconti sono stati pubblicati da “Nuovi argomenti”, “La città”, “Letterate Magazine”. Per il quotidiano “Il Secolo XIX” si occupa di cultura, spettacoli e società.
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