di Jessica Di Pasquantonio
Racconto vincitore del Genova BookPop Contest 2023
"Il suo destino è il mare" riesce con brevi squarci poetici e con passo delicato a rappresentare il dramma di un'esistenza, con uno stile di grande sensibilità e privo di amarezza.
Dove vai?
Il lembo della giacca beige svolazza sulla camicia rosa. I piedi si trascinano sul lastricato grigio. Il sorriso si allarga in faccia ai palazzi che soffocano la luce.
Guarda dove vai Amerigo, che finisci per terra.
Gli occhi cavi cercano rettangoli di azzurro e restano puntati in su.
Cos’hai sotto al braccio, che nascondi?
Tiene stretto al cuore una copertina bianca lucida.
Mani avide rallentano il suo passo. Lo fermano, tirano giù l’oggetto misterioso.
L’arte di legare le persone. Paolo Milone.
Lo hai letto?
Sì.
Di che parla?
Di me.
Di te?
Sì, di me.
Gli occhi scrutano perplessi il disegno, le linee dure, squadrate. Le tinte minacciose.
Un po’ inquietante. È bello?
Sì. Sorride.
Riprende il libro e riparte.
Dove vai Amerigo?
Gira in tondo, si sbilancia, ride e guarda in alto, fissa la macchia di cielo incastonata tra i tetti e le persiane.
Procede svelto, malfermo, intrepido, con il testo premuto al petto. Un’unica destinazione possibile in lui. Amerigo non si perde nel sentiero dei caruggi, segue i muri, mette in fila i colori nel labirinto di strade. Tira il filo dei pensieri nell’aria di settembre che gioca ancora all’estate e sa di bucato appena steso e soffritti per il pranzo.
I ragazzini si rincorrono fra risa e schiamazzi, lui supera gli ostacoli nel vociare indistinto e va, giù verso l’abisso, verso l’infinito, verso il suo destino. Che contorni ha la felicità? E la malinconia? Una voce stridula litiga in picchiata da una stanza. La sigla del tg gli cade nell’orecchio e svanisce tre passi più avanti. Scivola nell’immobile silenzio della sua mente, una creuza dopo l’altra. Si blocca, si lascia andare sul gradino del vicolo. Sfoglia il libro sulle sue ginocchia, accarezza le parole. Non ha una matita, non ha sottolineato nessuna frase, ma la carta è stropicciata. Consumata dalle dita. È tutto nella sua memoria. I numeri delle pagine. I passaggi che parlano di lui, che raccontano la sua Genova. Chiude gli occhi. Ripassa nella testa i nomi, le vie, i ricordi. Avvicina il romanzo all’orecchio, apre la bocca in attesa, come i bambini che aspettano di sentire il frusciare delle onde in una conchiglia. Che rumore fa una storia? Tante storie?
Si alza e riprende il cammino. Uno sbuffo di salsedine gli pizzica le narici. Di fronte a lui si apre finalmente il mare. Lui non si muove, non scappa, non volge le spalle. Dopo i ciottoli si distende immenso e abbagliante. Gli occhi si riducono a fessure, luccicanti di vita, si incastrano nelle insenature, si perdono tra gli scogli. Il sole picchia sulla sua fronte alta, si passa la mano all’indietro sui capelli radi. Si accende una lanterna in un punto nascosto della sua mente e gli illumina il volto, le labbra sottili aperte sul tempo.
Che fine ha fatto Amerigo? Qualcuno l’ha più visto?
Sopra un muretto che affaccia sulla costa è rimasto un libro. L’arte di legare le persone. Un pezzetto di carta strappato ancorato alla pietra resiste all’urlo del vento. Si intravede la scritta: Scomparso a Genova Amerigo Canepa 43 anni. Sotto, la sua foto in bianco e nero. Dietro, il mare muto.
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