L'AMICO AMERICANO.
STORIE D'OLTREOCEANO
di Emanuele Pettener
In un giorno qualsiasi al tramonto degli anni ‘80, un furbone floridiano si procurò un pitoncino birmano da vezzeggiare e ostentare agli amici. L’animaletto crebbe a dismisura e il tale, stufo di nutrirlo a topi vivi, ebbe la brillante idea di abbandonarlo fra i canneti e gli acquitrini delle Everglades, le sterminate distese paludose attorno a Miami, ora parco nazionale. Nel 1992 l’uragano Andrew distrusse un serpentario, e altri pitoni si unirono a quelli del furbone floridiano e di altri furboni che sicuramente l’avevano imitato.
Il pitone birmano, che sta devastando l’ecosistema delle Everglades, non è quindi una specie natia, viene appunto dalla Birmania (attuale Myanmar) e dall’Asia meridionale in generale, ma nelle swamps floridiane gioisce e prolifera, in quanto non ha predatori: fa strage di conigli, opossum, procioni, daini, ma non disdegna alligatori giovani (ad accoppare gli alligatori ci pensano soprattutto i pitoni femmina) e uccelli anche in via d’estinzione (come la wood stork, una cicogna) – insomma, quello che trovano, stritolano e divorano.
Sembra che il numero di pitoni nei dintorni di Miami sia attorno ai centomila (altre fonti parlano del triplo). Hanno fatto sparire alcune speci e si trovano sulla buona strada per farne sparire altre: si è quindi rivelato necessario chiamare la popolazione a raccolta e istituire vere e proprie cacce al pitone. Esistono corsi di addestramento – il pitone dev’essere catturato prima e ammazzato poi, umanamente (ovvero la morte dev’essere immediata, per esempio con un colpo di fucile ad aria compressa sulla testa o decapitandolo).
Fino al 2020, il più grosso catturato (sempre fonte CNN, aprile 2019) era una pitonessa di 17 piedi (oltre 5 metri) e 140 libbre (63 chili e mezzo), contenente 73 uova e tradita dal suo boyfriend: infatti una strategia per localizzare le femmine nella stagione degli amori è inserire chirurgicamente una radio trasmittente nel maschio (chiamato serpente “sentinella” o, più propriamente, “Giuda”) e seguirlo poi nel suo andare dalla sua ragazza. Nel 2020 il record è stato battuto due volte, prima da una bestiola di 18 piedi e 8 pollici, poi da un’altra pitonessa, ma non gravida e quindi meno pesante: 18 piedi e 9 pollici (quasi 6 metri), 104 libbre (47 chili).
Dal 2013 esiste una vera e propria gara, con grossi premi per chi prende più pitoni – nella prima vennero catturati 68 pitoni, nell’ultima, appena conclusasi, 223, e il vincitore s’e’ aggiudicato un premio in denaro di diecimila dollari. La gara si chiama Python Challenge, dura dieci giorni e attira cacciatori da diversi stati: nel 2021, ben 600 da 25 stati diversi. Ma l’invasione dei pitoni non si ferma, sembra anzi che stiano guadagnandosi nuovi territori verso nord e comincino ad apprezzare le crociere (a metà novembre un pitone di oltre due metri s’e’ infilato nella doccia di una barca a vela in tragitto dalle Keys a Marco Island, facendosi trovare solo a viaggio concluso). Il Governatore De Santis un paio di settimane fa ha stanziato un fondo di 3 milioni di dollari per la rimozione del pitone birmano dalle Everglades.
Emanuele Pettener, nato a Mestre, insegna Lingua e Letteratura italiana alla Florida Atlantic University (Boca Raton, Florida), dove nel 2004 ha conseguito un Ph.D in Comparative Studies. Ha scritto numerosi articoli e racconti apparsi su riviste statunitensi e italiane. È autore dei romanzi È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo (Corbo, 2009), Proust per bagnanti (Meligrana, 2013), Arancio (Meligrana, 2014), e Floridiana (Arkadia, 2021). Ha pubblicato il saggio Nel nome del padre del figlio e dell’umorismo. I romanzi di John Fante (Cesati, 2010) e, in inglese, la raccolta di brevi racconti A Season in Florida (Bordighera Press, 2014, traduzione di Thomas de Angelis).
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