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Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

FuoriSerie. "DUE ESTATI"



di Cristina Castagnola


Titolo originale: Twee Zomers

Genere: Drammatico, Thriller

Attori: An Miller, Marieke Anthoni, Tom Vermeir, Lukas Bulteel, Herwig Ilegems, Bjarne Devolder, Inge Paulussen, Louise Bergez, Kevin Janssens, Tijmen Govaerts

Stagioni: 1

Episodi: 6

Paese: Belgio


In questa recente serie di Netflix, non ci girano molto intorno a quello che è l’elemento principale della trama, come d’altronde sta capitando sempre più spesso a questi tipi di prodotto (per fortuna, aggiungerei). Dalla prima scena, la nuda verità viene sbattuta in faccia allo spettatore: uno dei protagonisti viene ricattato con il video di un fatto gravissimo avvenuto ben trent'anni prima, nel 1992.

Cominciamo dal principio, perché non sarà per nulla facile orientarsi nell’intricata vicenda thriller che coinvolge nove di questi personaggi.


"Due Estati" (Twee Zomers in lingua originale) è un lavoro del regista Tom Lenaerts e dello sceneggiatore Paul Beaten Gronda con la casa di produzione belga Panenka, girato in fiammingo e riportato poi sulla piattaforma streaming per eccellenza nel giugno del 2022. Ancora non si parla apertamente di una eventuale seconda stagione.

I sei episodi da circa 45 minuti ciascuno, sono ambientati principalmente su un’isola privata nel sud della Francia nel 2022; mentre non è ben specificato dove avvengano le vicende del 1992, ma lo sfondo è la casa di uno dei ragazzi del gruppo, Didier (Bjarne Devolder e Herwig Ilegems), il futuro marito della vittima, Sofie (Louise Bergez e Inge Paulussen). Dovendo girare la storia in due periodi diversi, il cast si divide tra i giovani interpreti e gli adulti, quindi ognuno dei protagonisti ha due diversi attori che lo sviluppano.


Come detto, alla base di tutto vi è un ricattatore, ovviamente anonimo, che vuole dei soldi per non pubblicare un video dove si vedono Peter (Lukas Bulteel e Tom Vermeir), Stef, meglio conosciuto da tutti come Mowgli (Vincent Van Sande e Koen De Bouw), Didier e Mark (Felix Meyer) stuprare la loro amica Sofie in quella casa di campagna, dopo una serata di alcol e sonniferi usati per ‘sballarsi’.

Ci sono diversi filmini lungo la serie, oltre a quello della violenza, che presentano questo gruppo di amici, che altro non sono se non (apparentemente) semplici adolescenti che passano un’estate insieme, tra passioni travolgenti ed eccessi in ogni campo. Gli altri personaggi sono Luk (Tijmen Govaerts e Kevin Janssens), fratello di Peter, la sua fidanzata Lia (che vediamo solo nel 2022, Sanne-Samina Hanssen), Romée, moglie di Peter (Marieke Anthoni e An Miller) e Saskia (Tine Roggeman e Ruth Becquart), ex moglie di Luk dal quale ha avuto un figlio.


Oltre al plot principale, ci sono infinite intricate connessioni tra tutte queste persone, che rendono leggermente complicata da seguire la storia e ci conducono lungo diversi filoni narrativi. La carne al fuoco è tanta, ma la base di partenza rimane sempre la stessa.

Non è la prima volta che le serie di Netflix si fanno portavoce di drammi simili. Pensiamo alla famosissima "Thirteen reasons why" (‘Tredici’, 2017-2020), dal successo clamoroso che mette in scena il suicidio nudo e crudo della giovane Hannah; oppure alla miniserie meno conosciuta ma altrettanto dolorosa "Unbelievable" (2019), ispirata a fatti realmente accaduti, dove un’adolescente dichiara di essere stata violentata ma nessuno le crede. Due storie forti visivamente che, però, mi sono rimaste nel cuore per come vengono trattati questi delicati temi.


Guardando tutto d’un fiato i vari episodi, c’era una sola costante nella mia testa: rabbia. Perché? Perché, giustamente, la serie è piena di stereotipi che non possono fare altro che innervosire un pubblico che a questi giochetti non ci vuole proprio stare. È tipico dell’essere umano cercare di giustificarsi, soprattutto se in ballo vi è un fatto così grave, e qui non si è da meno. Eppure, anche stare a guardare senza fermare l’atto è pur sempre sbagliato, no? E non averci preso parte ‘attivamente’, non riduce la colpevolezza come invece vorrebbero farci credere questi personaggi. Questo ce l’hanno insegnato fin da bambini. Purtroppo, però, l’atteggiamento messo in scena da parte delle persone, uomini o donne che siano, è assolutamente plausibile. Alla fine, l’unica colpevole diventa proprio la vittima, perché in fondo se l’è sempre e comunque cercata lei, o per un vestito troppo corto, o per una serata in cui era un po’ alticcia che è degenerata, oppure (come in questo caso) perché prima si voleva stare fisicamente con una persona e, perciò, anche dopo essere praticamente svenuta si continua a volerlo comunque… giusto?


Preparate tutta la scorta di pazienza che avete, perché il senso di amarezza che scaturisce da Due estati non è per niente facile da gestire. Far riflettere le nuove generazioni sul dolore causato a queste persone, comunque, può solo che essere d’aiuto. Si spera.

La situazione mi ricorda un po’ alla lontana l’ambientazione di "Dieci piccoli indiani" (Ten Little Niggers, 1939) della regina del giallo Agatha Christie. Ho forse detto troppo?… Quantomeno non sono proprio tutti colpevoli in questo caso.

Di mezzo ci finisce anche un giudice, il come sta a voi scoprirlo. E, per la cronaca, non è per una ‘semplice’ denuncia.

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