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Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

FuoriSerie. "BENVENUTI A EDEN"



di Cristina Castagnola


Genere: Drammatico, Giallo, Mistero

Anno: 2022

Stagioni: 1

Episodi: 8

Durata: 45 minuti

Produzione: Netflix (presenta), Brutal Media (produzione)


Un libro non si deve giudicare dalla copertina. Benvenuti a Eden (“Bienvenidos a Edén”, 2022) dovrebbe quindi rimanere nella Top 10 di Netflix a vita, perché i piccoli spoiler che emergono dal trailer sono estremamente accattivanti e attirano a scoprire ciò che effettivamente accade all’interno dei vari episodi.


Ecco come anche io mi sono calata nella ragnatela delle serie adolescenziali: ci viene presentato come un thriller psicologico da 8 episodi di circa 40 minuti ciascuno, realizzato da Guillermo López e Joaquín Górriz. È perfettamente inserito nella nostra epoca, con una forte focale sui giovani e i social. La colonna sonora è composta da musiche moderne da discoteca per far empatizzare lo spettatore, essendo appunto rivolta ad un pubblico che ha idealmente la stessa età dei personaggi.


La base generale della trama non sembrerebbe “malvagia”: un gruppo di ragazzi disagiati, fra cui la protagonista Zoa (Amaia Aberasturi), viene invitato ad una festa esclusiva su un’isola sperduta in mezzo al mare per promuovere la bibita “Blue Eden”. Già dal giorno dopo però tutti si renderanno conto che le cose non sono come i due organizzatori, Astrid (Amaia Salamanca) ed Erick (Guillermo Pfening), cercano di far loro credere. I meravigliosi paesaggi spagnoli nei quali è stata girata rendono proprio l’idea di questo paradiso terrestre, così come si cerca di inculcarlo nella testa dei ragazzi. Il nome scelto per l’isola arriva direttamente dal famoso giardino di Adamo ed Eva della Genesi (aspetto magari un po’ banale e che si poteva evitare). Il finale ci lascia con diverse questioni aperte, anche sulla sorte di Zoa e dei suoi compagni, ed è infatti già stata confermata una seconda stagione prevista per i mesi estivi del 2023.


Ma allora cos’è che fa inciampare questa storia? L’essere a tratti prevedibile ed eccessivamente politically correct. È peraltro un’opinione comune in quanto, leggendo altre recensioni sul web, in molti hanno riscontrato questo “traballante” avvicinamento al mondo dei teenagers. Il reale problema è che questo mondo non viene letto effettivamente attraverso gli occhi di noi giovani, ma con quelli di un adulto che cerca di sbirciare in questo universo parallelo.


All’inizio è percepibile un concetto quasi metafisico di riavvicinamento alla Terra; non si capisce bene dove vogliano andare a parare con le varie vicende che si intersecano. Piano piano poi si comincia a palesare nelle parole e nei fatti dei personaggi un vero e proprio lavaggio del cervello, come se si stessero convertendo in una setta. I colpi di scena non mancano di sicuro, ma è come se lo spettatore se li stesse aspettando, senza quel meraviglioso pathos che solitamente danno le serie thriller. Ci sono state alcune scene che mi hanno lasciato a bocca aperta, tuttavia (ripetendomi) risultano piuttosto prevedibili.


Se siamo degli appassionati dei classici drammi da serie tv adolescenziale, possiamo stare sicuri che sia il prodotto adatto a noi: storie d’amore tormentato e mancanza di fiducia nelle altre persone tipica dei ragazzi di quella fascia d’età.

Riguardo a quello che ho definito un eccessivo politically correct, il riferimento è al fatto di voler inserire quasi per obbligo due storie omosessuali che sembrano solo messe lì per dimostrare che si è inclusivi ed aperti mentalmente, più che scaturire direttamente dal carattere e dai sentimenti dei personaggi.


Pare che il colosso dello streaming alla fine abbia capito quale sia la sua “gallina dalle uova d’oro”: le storie romantiche e i drammi adolescenziali, come “Élite” (2018) o “Bridgerton” (2020), molto amate sia perché attualmente lo spettatore medio della piattaforma si trova proprio in quella medesima fascia d'età e un po’ perché sono storie piuttosto leggere, che ci permettono di staccare la testa da quelle che sono le nostre peripezie quotidiane.


Tralasciando per un attimo la discussione sull’intreccio in generale, se andiamo a mettere al microscopio i temi che vengono trattati vediamo che sono toccate diverse problematiche molto importanti di questo ventunesimo secolo: la pericolosità dei social e il totale abbandono dei figli da parte dei genitori, problematiche attualissime nella nostra società. I ragazzi non vengono educati abbastanza sugli aspetti più negativi del web e finiscono per esserne dipendenti, potendosi potenzialmente cacciare in situazioni spiacevoli, come si può vedere in questa storia.


Per rendere il tutto ancora più moderno, viene inserita la ormai assidua figura dell’influencer, in questo caso impersonata da África (Belinda Peregrín Schüll). E per di più, alzando l’asticella dell’hype creato intorno a questa serie, tra il cast scelto per realizzarla troviamo anche la cantante spagnola Ana Mena, scelta per recitare Judith, la migliore amica della protagonista. Ha una parte molto piccola nella storia, ma è l’artefice di uno dei veri e più drammatici plot twist.


Riassumendo, non vedo grossi motivi per cui non si dovrebbe guardare “Benvenuti a Eden”. Sicuramente non dobbiamo aspettarci una prestazione da Oscar né dagli attori né dalla trama, ma per passare un’ora delle nostre giornate a fare qualcosa di non impegnativo è più che sufficiente.

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