top of page
Immagine del redattoreAntonella Grandicelli

Ero Milton

di Marino Magliani




Una persona che ora non c'è più, almeno per quanto ne so io, ha scritto delle cose e queste cose riguardano gli ultimi giorni della mia Resistenza. Ero partigiano, mi chiamavo Milton, e un giorno sono arrivato nei pressi di una grande casa. Ero con un compagno di lotta. Lui voleva andar via, io non ancora, la casa che avevo davanti la conoscevo, era la villa di Fulvia.

Sento una musica, se cerco un attimo in questo bosco che mi ospita, la sento bene. È Over the rainbow.

Ci pensavo anche allora a quella musica. Il compagno mi ordina di andare. È pericoloso stare a lungo da quelle parti.

No, non posso andarmene, non ora, vai tu se vuoi. Non ricordo neanche piú bene cos'altro dissi di preciso, e cosa mi rispose. C'era Over the rainbow. Over the rainbow.


Nel frattempo era uscita una vecchia e mi misi a parlare con lei. Era la vecchia custode.

Le chiesi come mai non c'era più nessuno. Disse che erano andati in città.

Volli sapere se non aveva più rivisto la signorina, se quando era ancora in villa non era venuto nessuno a trovarla.

La vecchia disse di sì, qualcuno era venuto.

Come sarebbe qualcuno? Chi è venuto, me lo dica, la pregai.

E la vecchia mi disse chi era venuto.

Era venuto Giorgio, partigiano come me. E poi, mentre io pensavo a Giorgio e a Fulvia, la vecchia mi disse altre cose.

La storia viene raccontata diversamente, molto meglio, ma non importa, la vera storia sta tutta in quell'incontro, perché secondo cos'aveva significato quell'incontro, la guerra non importava più.

Le colline si polverizzavano.

E l'unico che poteva dirmelo era lui, era Giorgio. Nessun altro.

Mentre lo cerco su e giù per le colline nere di pioggia, scriveranno i recensori di questa storia, vengo a sapere che Giorgio è stato catturato dai fascisti. Allora decido di salvarlo. Devo parlargli, devo sapere. Ci ragiono e alla fine mi muovo.

Tendo un agguato, disarmo e catturo un sergente fascista, un repubblichino, uno da proporre al nemico come scambio. Ma il sergente a un certo punto teme che io lo stia portando in qualche posto per ammazzarlo e tenta la fuga, così sono costretto davvero ad ammazzarlo. Alla fine decido di tornare a chiedere alla vecchia se è veramente sicura che tra Fulvia e Giorgio ci sia stato qualcosa... Sono stato in giro in questi giorni, ho rivisto compagni, ho dormito nelle baracche, ho attraversato la nebbia, ed è li che sto andando, credetemi, perché forse, se avessi riparlato con la vecchia e l'avessi ascoltata con calma, su quella storia ci avrei messo una pietra sopra.


Ma il nemico mi incontra prima che io arrivi alla villa, è una sola pattuglia di repubblichini ma sparano come se mi sparassero addosso fossero tutti i fascisti delle Langhe. Mi metto a correre, questo lo ricordo bene, e mentre corro alzo il fango, e ricordo le curve e il fango e io che sbando, ricordo questo, il fango e la pioggia. Pioveva sempre in quei giorni, o c'era la nebbia e la paura era sempre che il nemico ti sorprendesse ad ogni angolo di paese, e i fascisti, tutti i porci fascisti di quegli anni e degli anni a venire, tutti i porci fascisti del passato e del presente e del futuro potessero materializzarsi di colpo come se fossero usciti dal fango.


Erano giorni così, avevo attraversato le Langhe pensando a Fulvia, ed erano scese le notti e scendono le notti, mi dicevo, scenderanno le notti, penso mentre corro, e assieme a questo penso al segreto che non scoprirò mai, è un'ossessione credetemi, a una cosa del genere ci pensi anche se stai facendo una guerra... ma forse in quel momento no, ora che hai dietro tutti i fascisti del mondo, credetemi, a queste cose non ci pensi, pensi solo che ti stanno cercando e ti hanno trovato... ed è per questo che corro, corro per me, solo per me, non per sapere di Fulvia, alzo il fango e corro, li sento alle spalle, e corro di più, verso il bosco che ho finalmente davanti, un intero bosco davanti a me e l'impressione che là dentro, come in un tunnel, ci dev'essere la salvezza... e se loro nel tunnel non possono entrarci, allora è già quasi come se la salvezza, più di un'impressione, fosse a portata di mano, corro per questo, perché so che là dentro, nel buio vegetale, è come se mi aspettasse un'altra regione, senza più nebbia, ossessioni, pioggia, fango, fascisti... La Liguria, di là del Piemonte? Che sciocchezze... Ma bene, e la storia, sono venuto a sapere, è che quel bosco d'un tratto diventa un muro e davanti a quel muro crollo.

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page