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Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

“E ci arrivava l’eco di un cinema all’aperto…”

Una luce poco fa (Piccole occasioni di gioia quotidiana)



di Elena Nieddu


Ci fu un momento preciso in cui la signorina G. realizzò perché sentiva un’emozione così densa nel prendere posto – fila E, poltroncina 16 – davanti allo schermo bianco posto in fondo al prato su cui, solitamente, si appoggiava per leggere, protetta dall’erba pungente da una copertina sottile. La serata era delle migliori. Era partita per tempo, scendendo lentamente lungo le mattonate aperte a raggiera attorno alla sua casa, senza farsi rincorrere dall’ansia, così come amava fare da qualche tempo. Entrando nella villa, aveva salutato con un “Buonasera” i due signori dell’accoglienza, mostrando il suo biglietto, stampato su carta riciclata. Salendo per i leggeri tornanti, aveva notato le foglie appuntite delle palme accanto ai fiori colorati degli oleandri, una tavolozza completa di tutte le nuances di rosa. Aveva mostrato nuovamente il biglietto alla donna che, con un sorriso, le aveva porto un paio di cuffie con voluminosi auricolari, circondati da una banda luminosa azzurra. E, finalmente, scorrendo velocemente con gli occhi numeri e lettere sulle poltroncine blu elettrico, aveva individuato il suo posto e vi si era abbandonata.


Lo schermo, a pochi passi, non era ancora illuminato, quindi G. aveva potuto concentrarsi sulle onde multiformi che si agitavano intorno: il canto all’unisono delle cicale, l’odore di disinfettante irradiato dalle mani, il bianco delle finestre aperte sull’intonaco rosa dei palazzi, l’argento delle lattine portate da casa, le luci blu delle cuffie che, sarà una coincidenza, le avevano ricordato una certa spada magica, in grado di illuminarsi alla presenza di creature malvagie. Fu allora, mentre il cielo da azzurro si faceva di una delicata tonalità di grigio, che notò, dietro il profilo dei rami dei cedri, una macchia tonda sempre più lucente. Il suo chiarore di perla sembrava avvicinarsi, istante dopo istante, a quella distesa di poltroncine di plastica. Inspirò, sentendo l’aria matura, carica di profumi, mentre un’emozione profonda, morbida, si allargava, portandola a sentire una brezza leggera – vera, concreta – sulla pelle.


E, mentre la luna si faceva strada fra gli aghi antichi, si rese conto di essere viva, cuore pulsante nel cuore dell’estate. Riscopriva in sé una melodia sepolta nei luna park dell’infanzia, o nelle serate in strada a mangiare ghiaccioli. Chiuse gli occhi, per sentire tutta quella musica, mentre sullo schermo scorrevano le immagini pubblicitarie e, finalmente, i primi fotogrammi del film. Quando gli anelli accesi delle cuffie si spensero, G. aprì bene gli occhi: pensò che, in quell’istante perfetto, si sentiva felice. Non c’era alcun bisogno, adesso, di essere protetti dalle creature malvagie.




Elena Nieddu


Nata a Genova nel 1974, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Torino, ha conseguito il praticantato giornalistico all’Ifg “Carlo De Martino” di Milano. Nel 2019 è uscito il suo primo libro, “Senza pelle”, edito da Ensemble. Suoi racconti sono stati pubblicati da “Nuovi argomenti”, “La città”, “Letterate Magazine”. Per il quotidiano “Il Secolo XIX” si occupa di cultura, spettacoli e società.



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