occhio
[òc-chio] s.m. (pl. -chi)
1 Organo della vista, che percepisce gli stimoli luminosi
2 Sguardo, capacità visiva, vista
Salta agli occhi quanto le giornate si stiano facendo sempre più corte. Al mattino apriamo gli occhi che il buio è ancora padrone del cielo a perdita d’occhio e torniamo dal lavoro che è già notte. Il problema è che si fa fatica a tenere gli occhi aperti, perché il nostro cervello, non percependo bene la differenza, va in confusione e pensa che sia sempre il tempo del sonno. A occhio e croce penso però che in fondo questo non ci dispiaccia troppo: è bello continuare a sognare ad occhi aperti, dal momento che della realtà, così come è, ne abbiamo spesso fin sopra gli occhi.
Tutti i giorni nuovi fronti di guerra si aprono in un batter d’occhio, mentre chi ci governa sta a guardare tenendo gli occhi bassi e perdendo d’occhio gli enormi rischi che si corrono a ragionare con la logica dell’occhio per occhio; ovunque i tassi d’inflazione crescono da farci levare gli occhi al cielo, mentre in molti paesi comprarsi anche solo un chilo di pane costa un occhio della testa; gli uragani imperversano in molte regioni della Terra, riducendo tanta gente in ginocchio senza nemmeno più gli occhi per piangere, e i ghiacciai si sciolgono a vista d’occhio, così velocemente da non credere ai propri occhi.
Vivere con gli occhi foderati di prosciutto o voltare gli occhi dall’altra parte, ci fa credere la nostra vita come se fosse dentro all’occhio del ciclone: la temporanea quiete prima che si scateni la tempesta. Ma se teniamo sott’occhio le notizie dal mondo, non ci vuole un occhio clinico per capire quanto in realtà in questa situazione globale ci siamo tutti dentro fino agli occhi. Tra le tante cose che la globalizzazione ci ha tolto c’è anche il detto lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Altro che dormire sonni tranquilli, ci sarebbe da non chiudere occhio!
È anche vero che c’è chi ha interesse a gettarci fumo negli occhi cercando di non dare nell’occhio e agendo lontano da occhi indiscreti. Si tratta di personaggi ambigui, con occhi rapaci, il cui scopo è solo quello di mettere gli occhi sul potere; pronti sia a chiudere un occhio sui misfatti uno dell’altro che a cavarsi gli occhi vicendevolmente se così è loro più utile; capaci di calcolare ad occhio nudo i loro interessi personali al momento di prendere una posizione, strizzando l’occhio a illegalità e immoralità; votati solo a lustrarsi gli occhi con i guadagni fatti e a divorarsi con gli occhi quelli che potrebbero fare. E lo splendore che tanto ostentano è solo luce negli occhi che abbaglia e distrae, come il mago che lancia l’incantesimo dicendo “A me gli occhi!”. Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, a guardare certi loschi figuri c’è proprio da aver paura.
Insomma, guardiamoci nel bianco degli occhi: forse è giunto il momento di spalancare gli occhi per bene, dismettere i nostri occhi da pesce lesso, rassegnati come chi ha fatto l’occhio a tutto, e cominciare a stare all’occhio, guardando a ciò che succede con occhio critico. Se è vero che quattro occhi vedono meglio di due, è importante aguzzare gli occhi. È sempre bene imparare ad avere un occhio di riguardo sulle nostre libertà e sui nostri diritti fondamentali, perché, tra le tante bellezze di cui innamorarsi nella vita, sono e sempre saranno il miglior spettacolo per gli occhi di tutti.
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