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Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Cronache di un’universitaria. Emozioni proibite




di Daphne Squarzoni



«La cena per il Babbo Natale segreto è la settimana prossima», dico camminando con la mano nella tasca di Raf. «E tu non hai ancora preso il regalo per il tuo Secret Santa», gli ricordo.

Raf sbuffa. «Che cosa stupida» borbotta.

Gli sorrido: ogni anno si fa coinvolgere in tutti i Babbo Natale Segreto possibile e ogni anno brontola che si tratta di una cosa stupida. Ormai è una specie di tradizione natalizia.

«Dai che è una cosa carina», ripeto come ogni anno.

Raf alza gli occhi al cielo mentre ci incamminiamo per le vie del centro decorate a festa. Stiamo andando ai mercatini dove abbiamo appuntamento con gli altri. I mercatini sono un’altra delle tradizioni natalizie che Raf non sopporta nel modo più assoluto.

«Se fai il bravo ti offro un brulè».

«Mi sembra proprio il minimo per trascinarmi ai mercatini», brontola lui. Io rido.

Intorno a noi la città brilla di decorazioni natalizie e io aspetto trepidante la neve per poter andare sullo snowboard.


Arriviamo in piazza e ci accolgono le canzoncine dei mercatini ed il tripudio di rosso verde e oro che decora le casette in legno. Raf scuote la testa sconsolato. Appena fuori dall’arco di legno che introduce ai mercatini ci aspettano tutti gli altri. Lorenzo alza il braccio per salutarci mentre Emma e Lisa ci vengono incontro per abbracciarmi. È un po’ che non ci vediamo tutti insieme e mette quasi nostalgia quest’atmosfera festiva. Una volta, quando ancora andavamo a lezione, pranzavamo ai mercatini tutti insieme e spesso si finiva per prendere un brulè o due prima di entrare in aula. Sembra passata una vita e appena un’ora al tempo stesso.


Ci incamminiamo tra le casette di legno e, mentre i ragazzi ci precedono, Emma, Lisa ed io ci prendiamo a braccetto chiudendo la fila. «Sembriamo tre vecchiette» rido. Lorenzo davanti a noi si volta e fa segno di bere una tazza di caffè mimando «Women» con le labbra. Scuoto la testa. «Volete del brulè?», ci domanda Valerio indicando con il mento la bancarella poco distante.

«Io sì», risponde Emma.

«Per me di mela», dico io.

«Anche per me», si unisce Lisa.

«State lì che ve lo portiamo», ci istruisce Lorenzo. «Tanto lo so che volete spettegolare». Ridiamo e ci fermiamo nella piazzetta dei mercatini.


«L’altro giorno ero in portineria, al lavoro. Doveva venirmi il ciclo a breve ed ero tristissima», comincio a raccontare. «Mi veniva da piangere e ho dovuto concentrarmi per non mettermi a piangere per nessunissimo motivo». Emma e Lisa annuiscono e so che mi capiscono. «Quindi mi è venuto il nervoso. Mi è venuto il nervoso perché non sopporto di essere emotivamente instabile solo perché i miei ormoni dicono così. Non sopporto essere triste per nessun motivo», sbuffo.


«In realtà un motivo c’è», mi fa presente Lisa. «Biologico e indipendente da te», aggiunge. Lo so, ma non mi basta.

«Però è fastidioso», mi da retta Emma.

«Molto», ribadisce Lisa.

«In realtà, se ci pensiamo, ha senso: il mio corpo mi sta dicendo “Fermati. Stai per affrontare una settimana complicata quindi rallenta”. E ha senso no? Ha senso che ci siano dei segnali di avvertimento che ti ricordino di aver cura di te stessa», dico.

«Però non funziona nel mondo in cui siamo» conclude Emma al posto mio.

«Esatto. Abbiamo costruito un mondo a misura d’uomo, dei ritmi lavorativi a misura d’uomo, perfino un’idea di carriera a misura d’uomo», dico.

«C’era scritto anche nel saggio di Bourdieu», mi ricorda Lisa.

Sorrido pensando che a volte è proprio bello parlare con persone che hanno il tuo stesso background culturale.


«Vero», concordo. «Che senso ha parlare di accettare le proprie emozioni, di salute mentale, di cura di sé se poi abbiamo creato una società in cui non c’è semplicemente posto per le emozioni?»

«A discapito di tutti», mi fa eco Emma. «Maschi e femmine, perché soffocare le emozioni fa male a chiunque». Annuisco.

«Ecco i brulè», ci interrompe Federico, con Raf e Lorenzo al seguito, Valerio e Riccardo poco distanti.

«Lupus in fabula», scherzo.

«Perché?», vuole sapere Fede.

«Stavamo parlando di emozioni e di come faccia male non esprimerle a chiunque».

Raf alza gli occhi al cielo.

«Si, amore», lo riprendo. «Non esprimere le emozioni fa male a tutti».

Lui sbuffa. «Parla per te». Gli altri ridono.


Tra i nostri battibecchi più frequenti c’è questo sulle emozioni perché il mio lessico emotivo è ipersviluppato, quello di Raf comprende due vocaboli: male e bene. Ormai è diventato un meme.

«Be’ non è che sia facile esprimerle», commenta Fede. «Soprattutto se sei un uomo». Lorenzo annuisce. «Tra l’altro se sei un uomo sei molto più solo affettivamente. Cioè voi vi abbracciate e vi spupazzate tra voi e va bene. Se io mi mettessi ad abbracciare Federico e dirgli che gli voglio tanto bene sarebbe strano», commenta. «Alla fine l’unico affetto che posso chiedere senza essere tacciato di molestia è quello della mia ragazza e se non ho una ragazza posso anche crepare da solo».


È un pensiero triste. Lisa, Emma ed io ci guardiamo e tutte e tre vorremmo abbracciare Lorenzo. «Quindi noi non possiamo avere emozioni e regolarci sulle nostre emozioni perché questo mondo non le vuole, e voi siete condannati alla solitudine e all’anaffettività», riassumo.

«Che schifo». Lorenzo alza le spalle.

«Però dai, le cose possono cambiare», dice Lisa.

«Forse», le risponde Lorenzo sempre restio a cedere all’ottimismo.

«Dovrebbero cambiare» decreta Emma. «E in parte dipenderà anche da noi». Annuisco. «Non contate su di me», interviene Raf con un mezzo sorriso. «Io sto benissimo senza emozioni e senza abbracciare nessuno».

Alzo gli occhi al cielo. «Molto bene», dico. «Lo terrò presente».

Lui coglie la minaccia nel mio tono. «Tu sei la mia ragazza ed è diverso», cerca di salvarsi in corner.

«Ma a te non serve l’affetto», gli rispondo. «Né le emozioni». Raf incrocia le braccia «Dipende da che affetto», ammicca. Alzo gli occhi al cielo mentre gli altri ridono.


Prima di metterci insieme Raf mi ha esplicitamente detto che a lui non piacciono le coccole, che non ne sente il bisogno e un sacco di altre sciocchezze del genere.  Da quando ci siamo messi insieme ha scoperto di essere un gran coccolone. La cosa divertente è che lo sanno tutti perché, anche se a parole lo nega, nei fatti non lo nasconde. Sull’esprimere le emozioni c’è tanta strada da fare, ma ammetto che si sta impegnando tanto per imparare a comunicare con me. Quindi se è vero che viviamo in una società che non vuole le emozioni, è anche vero che si fa sempre in tempo ad impararle.

«Sappiate che io un giorno gli farò ammettere che le emozioni sono una parte fondamentale dell’essere umano e che non vanno ignorate, né soffocate», proclamo. «Anzi, scommettiamo?».

Raf mi guarda. «Scommettiamo», decide. Gli sorrido e nei miei occhi legge le troppe scommesse che ha perso.

«Hai scommesso anche che non ti saresti innamorato», lo pungola Emma. «E guarda come sei finito». Lui incrocia le braccia e borbotta. Io rido e gli do un bacio sulla guancia.

 


 


«Non mi piace», protesta Raf.

«Lo immaginavo», ammetto. «E in realtà volevo parlare del fatto che dicembre è il mese della fine: la fine dell’anno, la fine dell’autunno e via dicendo», dico. «Magari metterci dentro anche una riflessione sul fatto che a 20 anni non pensiamo mai alla fine come qualcosa di definitivo. Non pensiamo di poter morire e ci sentiamo invincibili e intoccabili, anche se non è vero». Raf guarda avanti e non dice niente. «Poi mi è uscita questa cosa», dico alzando le spalle. A volte mi capita di cominciare a scrivere con un’idea e finire a fare tutt’altro.

«I tuoi personaggi si sono ribellati», scherza Raf. Sorrido.

«Cosa che invece non puoi fare tu ora», lo prendo in giro trascinandolo al supermercato. In uno dei nostri primi appuntamenti, il 30 dicembre di tre anni fa, abbiamo preso un ovetto kinder di quelli natalizi. Da allora tutti gli anni voglio un ovetto in cui trovare una decorazione da mettere sull’albero. «Già», sbuffa Raf.

Gli sorrido. «Be’ un giorno avremo tantissime sorpresine e decoreremo l’albero di Natale solo con quelle», mi entusiasmo. «Evvai», commenta Raf sarcastico.

Rido. «Tanto lo so che sotto sotto sei contento di costruire tradizioni natalizie con me», decido. Raf borbotta, io lo guardo e gli sorrido e lui si china a rubarmi un bacio. Questo vale come un assenso.



 


Daphne Squarzoni, nata nel 1999, laureata in Studi Storici e Filologici, si sta specializzando


in Filologia e Critica Letteraria. Dal 2019 porta avanti numerosi progetti didattici nelle scuole

elementari insieme all'associazione Siderea e alla casa editrice Isenzatregua, con cui collabora attivamente e con cui ha pubblicato nel 2022 Piccolo diario della guerra europea del 1914-1915 e nel 2023 Epsodi.





 

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