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Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Cronache di un’universitaria. Delusione e fine sessione


Gerd Altmann from Pixabay

di Daphne Squarzoni


«Accetta?», domanda il professore allungandomi il foglio dove ha scritto il voto del mio esame.

Vorrei dire di no. Vorrei chiedere spiegazioni.

Invece annuisco e prendo la penna: non ho mai rifiutato un esame e non comincerò a farlo adesso. Soprattutto non in un caso come questo. Mi alzo dalla sedia di tessuto verde e raccatto le mie cose. Sono delusa. Mi infilo le mani in tasca ed esco dall’università con un sapore amaro in bocca ed una sensazione mista di rabbia e tristezza in gola. Il cellulare mi vibra tra le mani annunciando un messaggio di Lorenzo.

«Sei stata davvero molto brava.»

«Sono un po’ delusa… Pensavo mi avrebbe dato di più.»

«Hai fatto un esame perfetto e puoi esserne soddisfatta.»

«Ma sono contenta del mio esame. Meno del voto. Non so cosa avrei potuto fare di più.»

«Niente, penso. Sai che lui fa così. Lo aveva fatto anche in triennale.»

Sbuffo. Questo non mi va giù. Non mi va giù che un professore possa arbitrariamente decidere di non andare sopra un determinato voto. Non mi va giù non sapere che cosa avrei potuto fare di meglio. L’unico commento del professore è stato che parlo troppo in fretta. Non poteva dirmelo dopo la prima domanda? E poi davvero parlare veloce è così penalizzante?


«Ciao», mi saluta Raf fermo davanti a me con una barba lunga di almeno una settimana. «Ciao», dico io col muso lungo. «Buon San Valentino», aggiungo allungandogli una scatola di cioccolatini fatti in casa appositamente per lui. Mi sorride. Ho voglia di abbracciarlo e allo stesso tempo non mi muovo. Nell’ultima settimana abbiamo discusso per tutto e per niente. La sessione stava finendo per entrambi e tra una cosa e l’altra non ci siamo visti né capiti. Io poi ho passato una settimana terribile, piena di mal di testa, di stress e ansia e non riuscivo a comunicare nemmeno con lui. E ora siamo qui, impalati in mezzo al marciapiede, con tante cose da dirci e questo ultimo esame che poteva andare meglio a entrambi.

«Andiamo a pranzo?», mi chiede Raf, «Io ho già mangiato. Ti faccio compagnia». In questi discorsi banali ci sono tutte le cose che non ci sappiamo dire. «Solito bar?» chiede lui allungando la mano verso di me. Annuisco e incastro le dita con le sue. Ci incamminiamo per strada mentre il sole splende in questa giornata dal vago sapore di primavera.


«Come è andata?» domando.

«Mah… Poteva andare molto bene.»

«E invece?»

«Invece il professore mi ha chiesto 15 pagine che nessuno ha letto perché era convinto di averle fatte in classe. Io non le sapevo ovviamente», brontola lui. «Per il resto è andata bene, sapevo tutto e ho fatto un buon esame anche se continuava ad interrompermi per chiedermi il lessico specifico.»

«Un precisino». Non mi piacciono le persone precise. Non mi piacciono perché io sono di natura caotica e la gente troppo inquadrata mi spaventa.

«Sì», sbuffa Raf, «Comunque ha dato solo un voto più alto del mio quindi posso essere soddisfatto». Ammiro tanto questa sua capacità di lasciarsi le delusioni alle spalle.

«Tu invece?», chiede.

Sospiro. «Ho fatto un bell’esame e sono molto delusa dal voto. Ho risposto a tutte le sue domande, ho risposto bene e non so cosa avrei potuto fare di più». Mentre lo dico sento la delusione e la rabbia che mi chiudono lo stomaco. Ricordo che in triennale questo professore non dava voti sopra il 28. Mai. A nessuno.

«Be’ non penso ti abbassi tanto la media», commenta Raf.

«No, per quello no. Ma mi dà comunque un fastidio assurdo perché il mio è stato un bell'esame, sapevo tutto e ho risposto bene a tutto quindi non mi spiego il voto».


Raf mi tira vicina. «Non è un brutto voto», dice mentre l’insegna del solito bar si fa spazio tra i tetti. Ordina due tranci di pizza, mentre io decido di consolarmi con un Dragon Latte (latte, cioccolato, caffè all’arancio e frutto del drago) rispondendo ad Anna, compagna di corso russa che ha proposto a me, Raf e Lorenzo di festeggiare la fine della sessione con un aperitivo. Mescolo la schiuma del mio latte agrumato pensando che faccio davvero fatica a buttare giù questo boccone amaro. Faccio fatica a chiudere la sessione con un voto che non somiglia al mio impegno e al mio esame. E faccio fatica a stare qui con Raf a pranzare senza tirare in ballo il mare di cose di cui vorrei parlargli. Appoggio la testa tra le mani. Sono stanca. A volte è davvero difficile. È difficile venire a patti con le delusioni. È difficile accettare i capricci dei professori. È difficile farsi passare il malumore.

«Che succede?», mi chiede Raf premuroso. «Sono stanca. Sono triste e ho un caos in testa.»

Lui allunga una mano e mi fa una carezza. «A casa ti coccolo e ti faccio passare il malumore. E poi andiamo a cena in un posto di lusso».

Gli sorrido e in qualche modo questo sorriso mi svolta la giornata. Mi svolta la giornata che Lorenzo mi abbia scritto per complimentarsi, che Raf cerchi di farmi stare meglio. Mi svolta la giornata il messaggio di Emma ("oggi il prof era mestruato. Non preoccuparti per il voto e goditi la fine della sessione"), e mi svolta la giornata la proposta di Anna perché in fondo ha ragione: la sessione è finita e, bene o male che sia, bisogna festeggiare.


 

«Finisci sempre con qualcosa di positivo», commenta Raf leggendo il testo.

«Lo so. Mi dispiace lasciare chi legge con qualcosa di triste», ammetto.

Raf scuote la testa. «Ogni tanto ci vuole. La vita non è sempre rosa e fiori».

Vero. «Non lo so… Questi racconti sul blog sono una specie di cronaca dell’ultimo anno di università e voglio che rimangano soprattutto le cose belle, anche quando ho avuto una brutta giornata», cerco di spiegargli semisdraiata sul divano di casa sua. «Poi chissà… magari il prossimo episodio sarà qualcosa di triste.»

«È uno spoiler?»

«Non lo so. Anche il matrimonio di Anna è una storia che merita. E poi ho ancora tanto da raccontare sulla guerra tra i sessi, sui professori inaspettatamente empatici e tante altre avventure in uni.»

«Tipo?»

«Lo scoprirai nel prossimo episodio!»



 



Daphne Squarzoni, nata nel 1999, laureata in Studi Storici e Filologici, si sta specializzando in Filologia e Critica Letteraria. Dal 2019 porta avanti numerosi progetti didattici nelle scuole elementari insieme all'associazione Siderea e alla casa editrice Isenzatregua, con cui collabora attivamente e con cui ha pubblicato nel 2022 Piccolo diario della guerra europea del 1914-1915.




 

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