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Cronache di un’universitaria




di Daphne Squarzoni


Aula 002. Quella in cui mi sono laureata alla triennale. È un’aula piccola con le luci già accese ed i nostri compagni di corso già seduti. Sono tutti senza mascherine ed è normale e strano al tempo stesso. Mi siedo in fondo all’aula, come al solito, con Emma fida e inseparabile compagna di lezioni (e distrazioni) fin dal primo anno.

«Ehi!» esclamo. «Questo è il nostro ultimo primo giorno».

«Taci, che se ci penso mi viene un groppo alla gola», risponde Eleonora quattro file più avanti.


Sorrido. Ultimo primo giorno. Cinque anni fa sono entrata dalla porta a vetri come una matricola e non sapevo cosa mi aspettasse. Ricordo ancora la prima lezione e i corridoi che sembravano uguali e i numeri delle aule messi a caso. Fuori dalla porta, ad aspettare che la lezione cominciasse, ho trovato Emma con i capelli scuri e mossi ed il suo viso da bambolina. Abbiamo cominciato a parlare e da allora non abbiamo più smesso. «Anche se durante le lezioni dovreste davvero stare attente», dice sempre Lorenzo. Lui l'ho conosciuto al secondo anno quando già aveva cominciato a coltivare la barba lunga e curata diventata il suo vanto. Al primo anno si rasava e sembrava molto più piccolo, con gli occhi scuri e sfuggenti di chi ha un mondo dentro. E adesso siamo qui, in aula, tutti insieme in aula con Lorenzo seduto accanto a me che spiega a Emma dove cercare i corsi per i crediti a scelta libera. Lei ha qualche ciocca bionda tra i capelli color cioccolato che le danno in generale un’aria più adulta (o forse sono solo gli anni che passano per entrambe).


Si respira un clima di festa, un po’ come se per oggi la cosa importante fosse l’essersi rivisti tutti. Poi arriveranno anche i pianti e le crisi di nervi per gli esami. E i professori psicopatici e lo studio che è sempre troppo e le feste, gli aperitivi e la voglia di godersi la vita. Intanto c’è solo quest’euforia diffusa di stare di nuovo tutti insieme, anche se sono le 18 di sera e avremo lezione fino alle 20 (qualcuno in segreteria ci odia). Ripenso a poco fa, quando sono entrata, alle matricole spaurite con gli zaini nuovi ed il disorientamento come outfit preferito. Io ero come loro. In una città che non conoscevo tanto bene, con una nuova routine da costruire e persone nuove. E adesso? Adesso quasi mi dispiace che sia l’ultimo anno prima della vita vera. Mi guardo intorno e scopro che quelle persone nuove sono diventate amici e che conosco i vicoli della città e so in che cartoleria andare, quale supermercato ha le offerte e addirittura ho la tessera fedeltà a punti dei negozi e delle panetterie.


Sorrido. L’università mi ha insegnato molto su me stessa, su chi sono e come reagisco. Mi ha insegnato che al mondo nessuno ti regala niente, ma la vita è piena di svolte inaspettate e mani tese per chi sa dove cercarle. Oggi mi rendo conto di aver conosciuto tanta gente, molta che non rivedrò più. Di aver assaggiato tante vite e tante storie e di aver imparato chi sono prima ancora dei programmi degli esami. Cinque anni fa ho varcato le porte a vetri e non sapevo che aspettarmi. Non sapevo quanto stress potessi reggere. Non sapevo quanto il mio cervello fosse capace di imparare. Non conoscevo i professori, i loro modi di fare e le abitudini. Non conoscevo i miei compagni e forse non conoscevo troppo bene nemmeno me stessa. Adesso, a distanza di cinque anni, sono euforica per essere tornata in questi corridoi. Per aver superato la pandemia e aver mantenuto i contatti con Lorenzo, con Emma, e con tutti gli altri che adesso non sono in aula (e che spero rivedrò presto). Mi trovo qui con queste persone che conosco più o meno bene, a sparlare di professori che ho imparato ad apprezzare e a sopportare.


La porta si apre ed entra Raffaele, mi guarda e si avvicina per occupare il posto che gli abbiamo riservato. Mi fa un sorriso un po’ complice e un po’ divertito ed è così bello sotto quei ricci che lo bacerei anche qui in mezzo agli altri. Ricambio io sorriso pensando che tra i regali che l’università mi ha fatto di sicuro c’è anche lui. Ci siamo conosciuti un 6 di novembre, tre giorni dopo il suo compleanno, quando il suo amico ha deciso di regalarmi uno dei cioccolatini che Raf aveva portato per festeggiare. E poi abbiamo fatto amicizia giocando all’impiccato invece di seguire le lezioni, e ci siamo innamorati chiacchierando e facendoci i dispetti, con Emma che mi pungeva le costole con gomitate significative ogni volta che lui entrava in una stanza. Raf si siede accanto a me ed Emma mi sorride divertita con il suo sguardo da «Te lo avevo detto che vi sareste messi insieme».


Rido. La porta si apre di nuovo e questa volta ad entrare è il professore, stempiato, occhialuto e con la solita voce nasale. Ben ritrovato. L’anno scorso ogni sua lezione era una figurina in più per l’album delle figuracce, con me che arrivavo in ritardo o venivo interpellata a sorpresa («Siete enimies to lovers» diceva Emma). Quest’anno spero d’essere tra gli anonimi. «È vero che non siamo più in tempo di covid», esordisce il professore con i primi bottoni della camicia inesorabilmente slacciati, «Ma facciamo che quelli dell’ultima fila si spostano in avanti». Mi giro verso Emma e sorridiamo: abbiamo cominciato anche quest’anno con il piede sbagliato. Mi viene da ridere. Nemmeno essere spostata in prima fila può rovinarmi l’umore di questo ultimo primo giorno. Raccatto le mie cose e mi sposto davanti pensando che non mi pesa nemmeno troppo perché tra i grandi regali che mi ha fatto l’uni, uno è di sicuro l’essermi perdutamente innamorata di quello che studio. Mi siedo tra Emma e Raffaele e penso che questo ultimo anno di università è cominciato con tutte le sfide, gli amori e le avventure che racconterò nelle Cronache di un’universitaria. Quindi: stay tuned.



 


Daphne Squarzoni, nata nel 1999, laureata in Studi Storici e Filologici, si sta specializzando in Filologia e Critica Letteraria. Dal 2019 porta avanti numerosi progetti didattici nelle scuole elementari insieme all'associazione Siderea e alla casa editrice Isenzatregua, con cui collabora attivamente e con cui ha pubblicato nel 2022 Piccolo diario della guerra europea del 1914-1915.

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