In Italia si parla poco di suicidi, un tema che viene affrontato raramente e con disagio. Anche se da qualcuno è visto come un atto necessario per mettere fine ad un dolore avvertito come impossibile da sopportare. Penso che sia davvero difficile descrivere quello che si prova pensando al suicidio, riuscire a immagine di andare contro il proprio istinto di sopravvivenza, pensare che la tua unica salvezza sia lasciare questo mondo.
Se ne parla poco di suicidi eppure nell'ultimo anno, in Italia ce ne sono stati circa 4000, mentre in Nord America, tra le popolazioni dei Nativi, solo nel 2018, il tasso di suicidio delle donne è aumentato del 139% e degli uomini del 71%. Nelle carceri, invece, nel 2020 si sono suicidati 61 detenuti. Ma quando parliamo di suicidi, parliamo di persone e delle loro storie. Parliamo di volti, profondamente segnati dal dolore e dalla paura.
Così mi sono chiesta a che tribù appartenesse Rose, quanti anni avesse Carlo e il piatto preferito di Lucia. Ascoltami vuole essere un grido per chi la voce non ce l'ha più.
"L'Oakland non è mai stata casa mia, noi vivevamo nelle pianure dove le distese di terra ci rendevano liberi. Mia nonna mi raccontava sempre della caccia al Tatanka e della conciatura delle pelli. Dopo la morte di mia nonna nessuno mi raccontò altro. I miei caratteri somatici evidenziano le mie origini native, ma i miei vestiti e la mia lingua non sono mie, nostre. A scuola non ci hanno mai raccontato della resistenza del popolo dei Lakota, di Cavallo Pazzo e delle guerre vinte. A scuola non volevano neanche che mi facessi le trecce, le altre bambine potevano ma io no. Troppo folkloristico. Quando conobbi James non fu romantico, prima di diventare mio marito abusò di me mettendomi incinta. Io non lo volevo questo bambino e iniziai a bere, così lo persi. Con quel bambino persi anche la mia ultima briciola di libertà. Ho 35 anni, non ho un lavoro, non ho una famiglia e non appartengo più a niente. L'unica volta che provai a unirmi alla mia famiglia, alle mie origini, andai da mia cugina Jacqueline nel nord Dakota, dopo una settimana fu rapita e scomparve per sempre. Non c'è mai stato spazio per me in questa vita, in questo mondo. Me lo ripete ogni giorno James "non c'è spazio per tutti". Eppure è il mio popolo che si è preso cura di questa terra per cosi tanti anni. Vorrei poterlo urlare a tutti che questa, prima di essere la loro terra, era casa nostra. Ma non ho la forza e nemmeno il coraggio, non mi resta altro che scegliere l'unione con il Grande Spirito. Non ne so molto di lui, me ne parlava spesso la nonna. Ho sempre pregato per lui anche se conosco solo preghiere occidentali, spero mi perdoni anche per questo."
Rose, della tribù dei Lakota. Suicida.
“Quando mi misero dietro le sbarre avevo appena preso il diploma, mia madre morì di crepacuore qualche mese dopo la mia condanna. L'unico figlio finito dietro le sbarre per corruzione e società a delinquere. Quando arrivai ero arrabbiato con Antonio quello stupido mi aveva venduto agli sbirri. A distanza di anni mi resi conto di essere l'unico colpevole. Ma l'ho capita poi troppo tardi forse. I primi anni in carcere non li ho vissuti bene le guardie ci riempivano di botte quando era notte, senza telecamere, dovevi stare zitto non dovevi farti notare. Ma tanto le prendervi uguale. Un po' la sogno ancora la libertà, poter incontrare una donna e innamorarmene. Ma chi si innamora della feccia? A volte mi immagino di diventare papà, forse si vergognerebbe di me, io di me mi vergogno. Spesso penso di farla finita, occuperei un posto in meno in questa cella maledetta. La verità è che ci ho già provato ma Mohamed mi ha tirato giù da dove ero appeso, appena in tempo. Mohamed lo picchiano sempre solo perchè è nero. È un bravo ragazzo Momo ma è troppo abituato alle botte secondo me. Oggi sono arrivati nuovi detenuti ora in cella siamo in 4, i nuovi arrivati dormono in una brandina per terra. Penso che stasera sia il momento giusto, durante l'ora all'esterno. Lascerò il mio posto a Momo spero non se lo faccia fregare e che possa uscire il prima possibile. Non ho mai creduto in dio, ma spero di essere di nuovo libero."
Carlo, 42 anni, detenuto nelle carceri di Milano. Suicida.
"Mi fa schifo. Il polpettone di mia nonna dico. Lo odio, è mollo e flaccido come me. Più lo mangio e più mi verrebbe da cacciarlo. Ho promesso a mio padre che non l'avrei fatto, non stasera. Sono due giorni che non riesco più ad alzarmi dal letto, ma nonostante questo cerco di aprire e chiudere le dita dei piedi, lo faccio da stamattina. Mi sembra di smaltire. Ieri ho vomitato tre volte, mio padre è esploso a piangere, mi ha detto che sono quasi sparita, ma magari lo fossi davvero. Da quando mamma non c'è più siamo rimasti io e lui. È la sola persona a cui tengo, per questo penso che senza di me vivrebbe molto meglio. Ho provato ad impegnarmi, a smettere di vomitare e dimagrire, ma non ce la faccio, il mio corpo che assomiglia tanto a quello di mamma io lo odio. Vorrei che mi abbandonasse come ha fatto lei. Ho provato a parlare con qualcuno ma tanto loro non mi capiscono e io non capisco loro. Non voglio far spendere a mio padre tutti questi soldi. Ogni tanto vorrei essere diversa, bella e leggera. Ma sono pesante per me e per gli altri, ci ho provato davvero ma la mia malattia è più forte di me, lo è sempre stata. Io sono una debole, Lei invece è forte. Mi dispiace non riuscire a mangiare il polpettone della nonna, so che mi piaceva tantissimo qualche anno fa, ma ora lo detesto, è pesante nel mio stomaco e lo odio. Sono arrivata anche ad odiare l’acqua, è pesante pure lei. Ho iniziato a prendere gli antidepressivi ma non funzionano sui miei 30kg. Vorrei vedere sorridere mio padre, di nuovo, ma sono come mia madre gli ho tolto tutto, anche la gioia di una figlia sana. Mi dispiace così tanto, scusami papà ti voglio bene.”
Lucia, 23 anni, malata di anoressia. Suicida.
Giulia Marchiò
Le sue cittadinanze sono quella europea e genovese. Laureata in Comunicazione e laureanda in Human Rights. Attivista h24, ha una passione per i nativi del nord America, per i diritti dei carcerati e delle donne.
Ama viaggiare, il trekking, i tatuaggi e gli Ex-otago. Le piacciono le storie dei dimenticati e scrivere. Scrive ovunque, scontrini della spesa compresi.
Estremamente disordinata e maniacalmente organizzata, appassionata di astrologia, lettura fantasy e della Marvel.
コメント