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Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

#andandoazonzo: da Genova all'Atlantico

di Emanuela Mortari


La voce del vento, lo schiaffo dell'Oceano Atlantico. Un viaggio ai confini dell'Europa, nel primo, o ultimo, a seconda dei punti di vista, baluardo di terra di fronte alla vastità dell'azzurro.


5.200 chilometri, cinquemiladuecento, per un giro ad anello che ha Genova come punto di partenza e di ritorno, Sagres, in Portogallo, la meta principale. Nel mezzo tappe diverse in Francia e in Spagna. Un percorso affrontato a luglio 2022, nel bel mezzo dell'ondata di caldo che ha investito l'Europa.


Tappa 3 - Salamanca - Siviglia - Vila do Bispo


Il palazzo dell’Alcàzar vale una passeggiata sotto il sole a 47° C? Sì. Ripartiamo da Salamanca in una mattinata già rovente e affrontiamo un’altra bella fetta di Meseta spagnola. Il paesaggio non cambia rispetto alla tappa precedente: pochi alberi e altipiani a tinte gialle con balle di paglia in attesa solo di essere raccolte. In quei 462 km percorsi sull’Autostrada A-66 colpisce – ed è rivelatore delle difficoltà a vivere in quei posti caldi e siccitosi d’estate, freddissimi e nevosi d’inverno – il fatto che non ci sia nessun grande centro urbano, ma solo qualche cittadina; una sola supera i 100 mila abitanti (Caceres).





Siamo nell’Extremadura, regione considerata molto importante per gli animali selvatici, soprattutto gli uccelli. Poco traffico, qualche mezzo surriscaldato a bordo strada o addirittura scheletri di auto bruciate ci suggeriscono prudenza e soste per dare sollievo al motore della nostra auto. In una delle poche aree di servizio con un minimo di copertura per le auto, spicca un camion che sta trasportando maiali parcheggiato al sole. La Spagna è il primo paese che installerà telecamere nei mattatoi per verificare che gli animali non vengano maltrattati nel loro ultimo miglio, tuttavia è anche il primo paese per esportazione di animali vivi, soprattutto via mare. Le condizioni di viaggio non sembrano decisamente buone per questi suini.

Nel pomeriggio arriviamo a Siviglia e la nomea dell’Andalusia come un posto caldissimo diventa per noi una realtà tangibile. Nel parcheggio sotterraneo di Plaza de Cuba ci sono 40°. Berretto in testa, ci avviamo sul ponte di San Telmo, infrastruttura storica che risale ai primi del Novecento, e capiamo cosa significhi avere un costante phon puntato sulla faccia. Siamo vicini al Marocco e il fiume Guadalquivir è porta d’ingresso e nastro trasportatore per l’aria calda africana. Un termometro ci segnala che ci sono 47°. Non c’è molta gente in giro, ma i sivigliani non sembrano turbati dall’alta temperatura.




A mozzarci il fiato è però il palazzo dell’Alcàzar, patrimonio Unesco, simbolo della dominazione dei Mori in Spagna. Costruito nell’VIII Secolo, è stato progressivamente ampliato. Dopo la Reconquista è diventato un palazzo reale e i monarchi hanno inserito via via diversi stili architettonici. Monumentale è uno degli aggettivi che ricorrono nella mente ad ammirarlo anche solo dall’esterno.

Le sue dépendance sono a tutt’oggi utilizzate dai reali di Spagna, il che fa dell’Alcázar il più antico palazzo reale ancora in uso d’Europa. Al suo interno sono state girate numerose riprese per cinema e televisione: gli amanti della serie Il Trono di Spade riconosceranno il regno di Dorne, qui.

Saloni, cortili, fontane e giardini curatissimi sono stati testimoni silenziosi di storie e leggende tramandate a noi ancora oggi. Sotto i portici, una ballerina di flamenco in abito tradizionale ha appena terminato la sua esibizione accanto a un venditore di ventagli. La passeggiata di ritorno verso l’auto ci mette a dura prova ed è provvidenziale il venditore di acqua congelata a bordo strada. Posare la bottiglietta sulla nuca è un sollievo. Ripartiamo verso la meta che ci accoglierà per i giorni successivi.


L’ingresso in Portogallo avviene attraversando il ponte sul fiume Guadiana, confine naturale tra i due Stati.

Ci adeguiamo al regolamento autostradale, che prevede una registrazione con carta bancaria sul momento per poi prelevare direttamente dal conto leggendo la targa dell’auto, non senza difficoltà. In tanti non riusciamo a completare la procedura probabilmente per problemi legati al fatto che abbiamo un bancomat e non una carta di credito. Alla fine, dopo diversi tentativi, una voce da un altoparlante ci indica il link del sito web dove possiamo inserire le informazioni.


All’ora di cena arriviamo, percorrendo una sterrata per un breve tratto, a Monte de Santo Antonio, struttura immersa nella campagna di Vila do Bispo, cittadina di poco più di cinquemila abitanti distante da Sagres una decina di km. Ad accoglierci la gentilezza di Josefina e della sua famiglia. Ci colpisce l’aridità del paesaggio e il vento, che scopriremo essere una costante di questo posto. Siamo nell’Algarve meno turistico e più selvaggio. Avremo modo di parlarne nelle puntate successive. Il tempo di cenare in uno dei tre ristoranti del paese provando subito le celebri sardine alla brace e sperimentando il tipico antipasto portoghese: pane, burro, paté di sardine e olive, per poi catapultarci, sfiniti, a letto. continua...


(Le foto presenti nell'articolo sono proprietà riservata dell'autrice)



 


Emanuela Mortari, nata a Genova nel 1977, laureata in Scienze Politiche, lavora come pubblicista freelance per varie testate giornalistiche online, occupandosi prevalentemente di sport, economia e spettacolo. Nel 2021 esordisce nella narrativa con il thriller informatico "Connessione a rischio" (Another Coffee Stories Edizioni).









 

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